In un recente articolo pubblicato sul proprio blog, Riccardo Gatti, psicoterapeuta del Dipartimento Dipendenze di Milano ed esperto di droghe, commenta gli scenari di guerra ai nuovi mercati mondiali della droga, minacciati dalla nuova amministrazione USA a guida Trump. Gatti si interroga sui significati espliciti e impliciti delle minacciose dichiarazioni di Trump, volte soprattutto alla questione fentanyl, per mezzo della quale ha minacciato Messico, Canada e Cina.
“Le recenti azioni di Trump farebbero pensare che il Presidente degli Stati Uniti stia dichiarando una nuova guerra alla droga. Una strategia attualizzata per ripetere l’iniziativa del suo predecessore Nixon che, nel 1971, aveva dichiarato l’abuso di droga “nemico pubblico numero uno” e che “per combattere e sconfiggere questo nemico era necessario condurre una nuova offensiva a tutto tondo”.
(…) Oggi, come ai tempi di Nixon, le posizioni USA finiranno per condizionare le strategie dei Paesi alleati e, quindi, anche le nostre. Al momento, tuttavia, sembrano chiare ma non lo sono completamente.
Trump, più che dichiarare una nuova guerra all’abuso di droga, come Nixon, pare insistere su una sostanza in particolare: il fentanyl. Sebbene atti formali, collegati alla imposizione di dazi, come sanzione, facciano riferimento alla necessità di un maggior contrasto ai produttori ed ai trafficanti di droghe illecite “che alimentano la dipendenza e la violenza nelle comunità degli Stati Uniti”, il Canada, anche per evitare i dazi, si è dichiarato disponibile ad una alleanza con gli USA nominando proprio uno Czar del fentanyl, una persona, cioè, dotata dei poteri necessari per coordinare la repressione della diffusione specificamente di questa sostanza.
Sembra così dotarsi di poteri speciali anche per aderire alla volontà, di Trump, di considerare i trafficanti di fentanyl come terroristi, con maggiori possibilità di azione repressiva nei loro confronti e verso i Paesi che li dovessero ospitare o favorire. Ma cosa c’entra il terrorismo con il traffico di fentanyl?
La storia della diffusione di questo farmaco, come droga d’abuso, appare parzialmente misteriosa. Vero è che si tratta di una sostanza relativamente facile e poco costosa da produrre. In realtà clandestinamente non è riprodotto esattamente il farmaco, ma una famiglia di sostanze oppioidi, molto potenti e di potenza diversa tra loro. Proprio questa potenza permette di movimentarle facilmente (ne bastano quantitativi minimi per produrre moltissime dosi). Inoltre, fentanyl e derivati, creano rapidamente dipendenza fidelizzando il cliente.
Per questo i narcos ne avrebbero deciso la diffusione, approfittando di una prima ondata di dipendenza da oppioidi, creata, in Nord America, da prescrizioni facili di farmaci painkillers, spinte dalla pressione commerciale delle case farmaceutiche che li presentavano come facilmente gestibili da medici e pazienti: non era così.
Rimane misteriosa, però, l’insistenza, da parte delle organizzazioni criminali, nel distribuire preparazioni così potenti, da provocare la morte di decine e decine di migliaia di clienti ogni anno. Pensare ad una inesperienza nella preparazione delle dosi non è possibile. I narcos hanno risorse più che abbondanti per evitare errori di preparazione, inoltre la loro scelta è stata e continua ad essere quella di proporre il fentanyl, anche in mix con altre droghe come la cocaina o la metamfetamina, oppure in farmaci contraffatti, a persone che, non sanno di assumerlo e ne muoiono per overdose. Che significa questa volontà dei trafficanti di continuare ad uccidere decine di migliaia di clienti?
Ma c’è un’altra questione misteriosa: se il fentanyl è facile da produrre, molto redditizio e facilmente movimentabile, perché ha avuto una grande diffusione in Nord America, ma non da noi? I narcos spediscono continuamente, in Europa, tonnellate di cocaina: non sarebbe difficile inviare anche fentanyl puro o già in mix con questa sostanza, come avviene negli USA.
Forse anche per questo Trump parla dei narcos come terroristi. Dal suo punto di vista la diffusione di fentanyl, sembra attuata soprattutto contro gli USA. I narcos potrebbero agire per loro iniziativa o anche essere i mercenari, mandati da potenze avversarie, in una sorta di guerra asimmetrica nei confronti degli Stati Uniti.
In questo senso il Messico, dove risiedono importanti cartelli della droga, potrebbe essere considerato complice di questa offensiva e l’innalzamento dei dazi applicati alla Cina, accusata di non controllare sufficientemente la produzione del fentanyl e dei suoi precursori, potrebbe non essere un pretesto per attuare una sorta di protezionismo sovranista, ma una risposta ad un atto considerato ostile. Vedremo.
Trump sembra agire creando le condizioni per una sorta di reset nel traffico di droga che, date le forze in campo, non potrà essere che mondiale. Se questa operazione avrà successo il problema fentanyl si allontanerà dagli USA, ma cosa avverrà nel resto del mondo? Concentrare l’attenzione su specifiche sostanze, anche spinti dall’iniziativa USA e senza una posizione unitaria europea, potrebbe essere rischioso.
Già ora dedichiamo una lodevole attenzione preventiva al fentanyl, ma consideriamo meno l’importante diffusione trasversale di cocaina e la più recente, devastante e pericolosissima diffusione di crack che, assieme ad altre sostanze illecite, stanno drenando le risorse economiche delle famiglie europee, trasferendole al potenziamento delle organizzazioni criminali.
Le azioni antidroga USA, inoltre, hanno sempre avuto un punto debole nel forte impegno repressivo, non bilanciato dallo stesso impegno e dagli stessi investimenti in campo terapeutico e riabilitativo. Trump, sino ad ora, non sembra aver dato particolare attenzione al potenziamento della accessibilità a cure efficaci o, almeno, questo impegno non traspare dalla sua, pur ridondante, potenza comunicativa.
Se seguiremo la stessa strada, potremmo “dimenticarci” di tenere in efficienza un sistema di welfare che permetta una alta accessibilità a cure efficaci e ad interventi di prossimità in tutti i territori, che sono già in sofferenza. Potremmo “dimenticarci” che il nostro sistema legislativo è sempre meno adeguato agli scenari attuali. Pensiamoci, perché, in questa sorta di reset mondiale dei mercati delle droghe, il rischio di fare la fine dei vasi di coccio, in mezzo ai vasi di ferro e di non tutelare la salute dei cittadini, purtroppo, esiste.”