carcere e abuso di psicofarmaci

Sul sito di Altreconomia si torna a parlare dell’abuso di psicofarmaci in carcere. Secondo i dati forniti dall’associazione Antigone, che monitora lo stato di salute delle persone recluse, l’80% di detenuti del carcere di Biella assume psicofarmaci, tra cui moltissimi antipsicotici. Un record negativo che, secondo un medico che ha lavorato nel carcere piemontese per anni, ha a che fare con diverse cause, non tutte ascrivibili a gravi patologie.

Secondo i dati forniti ad Altreconomia dall’Azienda sanitaria locale (Asl) in tre anni, 2020-2022, un farmaco su tre acquistato era uno psicofarmaco, cosa che ha fatto lievitare la spesa a 31.000 euro solo nel 2021. Una situazione fuori controllo che ha diverse cause. Secondo il medico la prima è la pressione da parte degli agenti di polizia penitenziaria, la seconda la mancanza di presa di posizione da parte della ASL locale e l’ultima un diffuso spaccio di pastiglie all’interno del carcere, confermato da una indagine della procura. 

Ma la situazione non è sempre stata così sostiene il medico. Nell’anno del suo arrivo in carcere “(…) ha tentato in tutti i modi di limitare l’uso di psicofarmaci. I dati sembrano confermarlo perché tra il 2021 e il 2022 la spesa a persona sempre in antipsicotici scende, passando da 74 a 37 euro a persona. Segno, evidentemente, di come sia possibile trovare soluzione alternative.”

Secondo Sonia Caronni, la Garante dei diritti dei detenuti del Comune, questo consumo di farmaci racconta di un malessere evidente, dovuto alle condizioni di vita in una struttura obsoleta e non in grado di rispondere alle esigenze basilari di convivenza forzata. Una struttura in cui era prevista l’apertura di una sartorie che doveva occupare 140 detenuti ma che ad oggi, si legge nell’articolo, ne occupa solo 50 a causa di carenze nell’organico.