PERICOLO DIFFUSIONE DI CRACK IN ITALIA

una sostanza che trova, per le sue caratteristiche, una facile diffusione

gli effetti così deleteri del suo consumo, pongono più di un interrogativo rispetto alle strategie che potrebbero essere dietro alla recente diffusione del crack in vari centri italiani.

data di pubblicazione:

29 Marzo 2023

Riccardo Gatti, in un articolo pubblicato sul proprio blog, espone alcuni motivi di preoccupazione legati al diffondersi del consumo di crack in Italia.  Avendone studiato gli effetti negli USA alla fine degli anni ’80, Gatti riepiloga, in poche righe, le ragioni del forte rischio di dipendenza e della particolare pericolosità sulla salute psico-fisica associata al consumo della sostanza. A suo parere, proprio gli effetti così deleteri del suo consumo, pone più di un interrogativo rispetto alle strategie che potrebbero essere dietro alla recente diffusione del crack in vari centri italiani. Scrive Gatti: “L’effetto è forte ed in un certo senso violento, rispetto alla cocaina. Provoca immediata eccitazione, intesa come una sensazione di notevole energia, euforia, disinibizione. Tuttavia l’effetto dura pochi minuti ed è seguito da un’altrettanto forte stato di abbattimento. Questo spinge a ripetere più volte l’assunzione e questo genera in modo abbastanza rapido dipendenza. (…) Il nostro organismo non è fatto per reggere alti e bassi così violenti e, quindi, l’alterazione che ne deriva è pesante. In pratica usare CRACK significa per molti entrare in uno stato di follia in cui si passa dalla paranoia, ai deliri, alle allucinazioni, agli stati di grave ansia, alla impulsività incontrollata e ad altri disturbi mentali, anche simili alla schizofrenia, che sono il risultato di un grave squilibrio del funzionamento cerebrale. Come se non bastasse, anche a livello fisico la situazione non è meno pericolosa: si possono sperimentare problemi respiratori acuti, ed avere traumi polmonari. Anche una persona giovane e sana può morire di overdose, per colpo di calore, per arresto cardiaco, ictus o infarto. La situazione può essere peggiore se si assumono contemporaneamente alcolici, altre droghe, farmaci, oppure se si soffre di qualche patologia.

(…) Il CRACK, per singola dose, è solo apparentemente più economico della cocaina, soprattutto se non si considera che l’effetto dura pochi minuti. Questo permette di acquistare una singola dose ad un prezzo relativamente basso, per ottenere una “botta” di stimolo molto forte. Dal punto di vista di chi lo vende, è un prodotto interessante perché permette di agganciare e fidelizzare rapidamente clienti, garantendo buoni guadagni.  C’è chi pensa che la sostanza, cristallizzata, sia più pura. In realtà non è così: l’impurità della cocaina da cui deriva, entra a far parte del prodotto. Chi usa CRACK è attratto, probabilmente, dalla potenza della sostanza e quando, rapidamente, inizia ad aver problemi, si accorge di esserne ormai dipendente.  (…) Se il CRACK si diffonde, anche tentare di ridurre i danni conseguenti al suo consumo diventa molto difficile. Mi colpisce molto il fatto che in un tempo relativamente breve questa sostanza si stia diffondendo in tutto il nostro Paese, anche in luoghi dove praticamente non esisteva domanda di CRACK. La sua proposta sembrerebbe, quindi, un’azione concertata ad un livello più alto di quello gestito da singoli gruppi di spacciatori locali. Il significato di questa strategia, in un mercato che, comunque, non parrebbe in crisi, è tutta da comprendere. Spero, comunque, che abbia il minor successo possibile.”

 

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