I DISTURBI ALIMENTARI NELL’IMMAGINARIO CINEMATOGRAFICO: UN FILM

L'importanza del senso della relazione nell'anoressia

Grazie al rapporto terapeutico e alla dolcezza delle relazioni umane create all’interno della casa di cura, la protagonista scopre che nessuno può difenderla da sé stessa. Che non può aspettare che qualcuno la salvi, deve avere il coraggio di fare una scelta ma può farlo solo lei.

data di pubblicazione:

13 Marzo 2023

Fino all’osso – To the bone – è un film made in USA sull’anoressia del 2017 che racconta la storia di una ragazza di 20 anni che, dopo aver lasciato il college, esce ed entra da una clinica all’altra per cercare di affrontare, senza nessuna convinzione,  la patologia che ogni giorno la sta conducendo all’annientamento fisico e mentale. La svolta è l’incontro con un terapeuta anticonvenzionale con cui, attraverso la riscoperta del senso delle relazioni e la distruzione degli stereotipi legati alla malattia, riesce a riprendere un percorso di cura vero e proprio.

Ellen, la protagonista, ha una famiglia disfunzionale, con un  padre assente da sempre ed una madre che si allontana presto per esplorare la sua omosessualità, lasciandola a vivere con una matrigna e una sorella. La rottura del legame con la madre, con tutte le conseguenze a livello emotivo, sembra essere la causa che scatena il comportamento della ragazza e della sua enorme fame d’amore che non trova sbocco.
L’incontro con il terapeuta sarà la svola: “Grazie al rapporto terapeutico e alla dolcezza delle relazioni umane create all’interno della casa di cura Ellen scopre che nessuno può difenderla da sé stessa. Che non può aspettare che qualcuno la salvi, deve avere il coraggio di fare una scelta ma può farlo solo lei. Concetto che può sembrare banale, ma in un contesto in cui istintivamente verrebbe da assecondare il soggetto sofferente e affamato d’amore, scopriamo che il modo per cercare di rompere la catena è esattamente l’opposto: mostrare che privare sé stessi della vita in ogni sua forma, non punisce chi ti ha fatto del male né tantomeno instaura il rapporto che vorremmo o che ci saremmo aspettati. Quello che scatena è commiserazione, allontanamento, non accettazione. Un circolo vizioso da cui l’anoressico trae conferma di quello che ha sempre subito, perdendo ogni volontà di combattere perché “tanto fa tutto schifo”.
Il nutrimento, la ricerca continua di cibo da parte del feto e poi del nascituro sono una forma di relazione con la madre e con il mondo, una forma di dipendenza con la madre che nel tempo cambia e si evolve, ma che consente “(…) al bambino di passare attraverso tutti i passaggi di crescita che dovrebbero portare al superamento della dipendenza e alla conseguente acquisizione dell’autonomia. Ma in contesti familiari completamente disfunzionali, in cui manca la comunicazione e le cose sembrano sfuggire dal proprio controllo, rendersi conto di poter controllare la fame dona ai soggetti a rischio lo scettro di un potere di cui non conoscono la reale pericolosità. E’ facile comprendere come disturbi significativi del comportamento alimentare siano segnale di problemi arcaici e trovano le loro radici in età molto precoce.”

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