UN ESPERIMENTO A BASE DI ALCOL RACCONTATO NEL FILM "UN ALTRO GIRO"

data di pubblicazione:

1 Aprile 2022

Tutto parte dall’idea di mettere in pratica una teoria di uno  psichiatra norvegese, Finn Skårderud, che ha teorizzato una tesi secondo cui  “(…) un livello costante di alcool nel nostro corpo, esattamente lo 0,05%, ci renderebbe più gioiosi e in secondo luogo più ispirati e creativi“.  I protagonisti del film,  tutti e quattro amici e insegnanti di una scuola superiore, decidono. durante una delle tante cene al ristorante, di sperimentare questa teoria per cercare di uscire dal torpore della loro vita quotidiana. Tutti i personaggi, chi più chi meno, stanno attraversando  una  crisi di mezza età, che coinvolge l’ambito lavorativo, familiare e personale; l’alcol rappresenterà lo strumento con cui cercheranno di ritrovare le emozioni e le soddisfazioni perse o dimenticate negli ultimi anni. La scuola sarà il primo banco di prova, che una volta superato brillantemente, si dimostrerà convincente quanto basta per cominciare un esperimento di gruppo vero e proprio, con finalità (secondo la convinzioni dei protagonisti) scientifiche e che prevedrà di seguire alcune regole di base, infatti i quattro “(…) comprano un etilometro per tenere sott’occhio il grado alcolico e decidono di rispettare la pratica hemingwayana per cui alle otto di sera si smette di bere e si fa lo stesso nel fine settimana per mantenere l’aspetto scientifico di questa indagine”. Chiaramente dopo i primi momenti iniziali, dove tutto sembra funzionare, ridando una certa sicurezza e identità ai “quattro bevitori”, le cose cominceranno a sfuggire di mano e la realtà tornerà a essere più concreta che mai. Con il tempo all’innalzamento del livello di alcol ingerito non corrisponderanno i vantaggi sperati, le dinamiche di gruppo spariranno e ognuno resterà più solo ad affrontare le proprie problematiche. Sicuramente la pellicola ha “(…)  una trama tra le meno educative che si possano immaginare per un film estremamente poco convenzionale che pur riconoscendo l’evidente dannosità di una simile decisione (le conseguenze nefaste ci saranno!) non nasconde mai di essere una piccola ode al bere, alla maniera in cui l’alcol funga da lubrificante sociale e alla gioia dell’essere ubriachi con gli altri, insieme finalmente, senza inibizioni”. 

 

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