E’ stata pubblicata e presentata al Parlamento la Relazione annuale sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia- 2021. La Relazione è articolata in sette parti. Le prime quattro sono dedicate al mercato degli stupefacenti e ai consumi, la quinta raccoglie le attività sviluppate in collaborazione con il Gruppo tecnico interregionale Dipendenze ed una sintesi dei risultati di un Focus Group dedicato al rapporto tra marginalità, reinserimenti sociali e lavoro. La sesta parte evidenzia le specifiche attività realizzate dal Dipartimento Politiche Antidroga e la settima presenta una sintesi trasversale dei dati. Nel documento, inoltre, è stata curata una parte sulle dipendenze delle nuove generazioni durante la pandemia COVID 19. Di seguito, si offre una sintesi dei principali dati raccolti e analizzati. Sulla mortalità da overdose, sono state 308 le vittime nel 2020, un dato che, dopo tre anni consecutivi di continua crescita, è in calo con una diminuzione del 17,65% rispetto al 2019 (374). ” Ci si interroga sulle motivazioni di questo risultato, così nettamente in controtendenza – osserva la relazione – L’analisi del dato riferito alle singole sostanze che hanno causato l’evento letale suggerisce alcune riflessioni. Il numero di decessi, provocati dall’eroina, mostra una riduzione di 32 unità rispetto alle 168 del 2019, ‘compensata’, però, sempre con riguardo agli oppiacei, dalle morti dovute a sovradosaggio di metadone, che, nel 2019, erano state 16 mentre, nel 2020, sono arrivate a 35. È possibile che si tratti di incidenti occorsi a persone, non necessariamente tossicodipendenti, che, nel periodo della pandemia, hanno utilizzato più diffusamente il sostitutivo, non riuscendo ad approvvigionarsi della sostanza d’elezione o di altra sostanza d’abuso”. Sulle modalità di spaccio, la Relazione evidenzia il rafforzamento, anche per la pandemia, di alcune dinamiche, in primis la diversificazione dei canali di spaccio e di traffico e il ruolo in crescita delle piattaforme online. Si tratta di aspetti su cui è necessaria la massima viglianza: “La minaccia, nonostante un progressivo coinvolgimento delle organizzazioni criminali, attratte dalla costante espansione della domanda e dei conseguenti profitti, non è ancora ai livelli delle altre sostanze, ma è ipotizzabile che, già nei prossimi anni, il dispositivo di contrasto debba accrescere la propria capacità di intervento nel territorio virtuale – e misurarsi con le sue insidiose modalità di implementazione della domanda, cioè piazze di spaccio digitali, ordini telematici e transazioni via web, che utilizzano, per recapitare lo stupefacente, il sempre più vorticoso sistema delle spedizioni postali tipiche dell’era dell’e-commerce. In questo contesto, “le restrizioni sanitarie, imposte dalla pandemia, hanno concorso a creare le condizioni per lo sviluppo di nuove modalità di cessione di modesti quantitativi di questo tipo di stupefacenti, la cui contrattazione avviene online, avvalendosi delle potenzialità del dark web e del surface web, e la commercializzazione attraverso piattaforme social e consegne a domicilio”.
Rispetto alle Nuove Sostanze Psicoattive, ne sono state intercettate 91, di cui 33 non ancora ”tabellate” (principalmente cannabinoidi, catinoni e oppioidi), che si andranno ad aggiungere alle 50 incluse nel 2020 negli elenchi delle sostanze vietate dal Ministro competente. Tali sostanze non sono, al momento, ancora particolarmente diffuse nel nostro Paese. È necessario, comunque, tenere alto il livello di attenzione per evitare di essere colti di sorpresa da nuovi fenomeni di consumo, che, per alcuni Stati oltreoceano, rappresentano ormai una vera e propria emergenza per la salute pubblica”. Rimane molto preoccupante la capacità operativa e finanziaria delle organizzazioni criminali nel traffico di sostanze, anche da parte delle mafie nostrane: “Resta ovviamente massiccia presenza della criminalità organizzata nel traffico di droga, con la ‘ndrangheta in una posizione dominante ma anche un rinnovato interesse da parte di Cosa nostra e la capacità della camorra di mediare con altre organizzazioni straniere. “L’esame del narcotraffico nella sua dimensione associativa conferma, anche per il 2020, che la criminalità organizzata continua a trovare nel traffico degli stupefacenti la sua più remunerativa fonte di finanziamento – si legge nella Relazione – Il narcotraffico è ancora “il principale motore di tutte le attività illecite svolte dai grandi sodalizi criminali”, nella consapevolezza che i suoi utili non solo sono di gran lunga i più rilevanti, fra quelli generati da qualsiasi altra attività umana sia lecita che illecita, ma rappresentano anche il più agevole sistema di auto-finanziamento per consentire lo svolgimento di ulteriori attività criminali. Gli straordinari margini di profitto, che derivano dalla droga – rileva la Dcsa – hanno spinto le più agguerrite reti criminali internazionali a gestire i traffici illeciti attraverso imponenti strutture organizzative e logistiche, nonché ad impegnare notevoli capitali per finanziare la continuazione e l’espansione delle attività”. In questo senso “la globalizzazione ha favorito una più stretta interazione fra gruppi criminali operanti in aree e continenti diversi ed appartenenti a culture eterogenee”.