Sintesi dell’articolo “Management dei disturbi da uso di alcol in era Covid-19: raccomandazioni della Società Italiana di Alcologia” pubblicato sulla rivista Alcologia n.40/2020 – Speciale Covid-19 – pag.16-37.
Per approfondimenti di carattere medico e farmacologico, rimandiamo alle tabelle e alle considerazioni contenute nell’articolo.
I pazienti affetti da disturbo da uso di alcol (DUA) sono a maggior rischio di contrarre infezione da Covid-19 ed, in caso di infezione, sono a maggior rischio di sviluppare sintomatologia severa. Inoltre, l’isolamento sociale può favorire lapse e relapse.
I servizi di alcologia hanno la necessità di modificare funzionalmente l’attività assistenziale per continuare a seguire in modo efficace i pazienti. La telemedicina sarà certamente un efficace strumento.
È ben noto come vi sia una correlazione dose dipendente fra infezioni virali e consumo alcolico. Il 30-40% dei pazienti con disordine da uso di alcol (alcohol use disorders – AUDs) è affetto da HCV e/o HIV. E’ anche noto che il consumo di alcol aumenta il rischio di infezioni comunitarie (IC) acquisite. Il consumo cronico alcolico (CCA) coinvolge tutte le componenti dell’immunità.
Recenti studi hanno dimostrato che non ci sono differenze fra consumo rischioso e moderato di alcol, anche bassi dosaggi di alcolici influenzerebbero il rischio infettivologico polmonare. L’etanolo di per sé ha un’influenza negativa sul sistema immunitario.
Inoltre, molti pazienti con disordine da uso di alcol – AUDs sono portatori di sindrome metabolica (sovrappeso/obesità, ipertensione arteriosa, iperglicemia, ipertrigliceridemia, riduzione HDL) e sono a maggior rischio anche per altre possibili ragioni: vita irregolare, mancanza di accesso alle comuni norme igieniche (carcerazione, homelessness) lack possibile stigma con maggiore difficoltà ad accedere al sistema sanitario.
Il consumo di alcol durante il periodo di isolamento può creare nuovi casi di AUDs. Inoltre, problematiche psichiatriche associate possono peggiorare tale fenomeno. I soggetti già affetti da AUDs possono ricadere e peggiorare la loro condizione psico-fisica. Lo stress collegato al distanziamento sociale è un importante fattore di rischio di AUDs che a sua volta lo aggrava.
Il consumo alcolico, infatti, induce un neuro-adattamento allo stress che causa un “dysfunctional hypothalamic pituitary adrenocortical and sympathetic adrenomedullary axes” caratterizzato da disregolazione della risposta al cortisolo e deficit di regolazione delle emozioni .
Il consumo di alcol in era Covid-19 rappresenta un’emergenza sanitaria. Come detto in precedenza questi soggetti sono esposti ad un maggior rischio di contrarre infezione CoV e a sviluppare sintomatologia severa. Nell’era del Covid-19 è mandatorio identificare precocemente il consumo di alcol. Lo strumento più efficace è certamente l’alcohol use disorder test: in caso lo score sia superiore a 5 nei maschi e superiore a 4 nelle femmine è probabile la presenza di AUDs. In questo caso viene allora effettuato un approfondimento con la versione completa dell’AUDIT costituita da 10 domande. In conclusione, in corso di epatopatia cronica e/o consumo alcolico rischioso-dannoso, le nostre valutazioni ed i dati della letteratura evidenziano un elevato rischio di contrarre infezioni batteriche e virali polmonari (compreso Covid-19). È opportuno informare in tutte le sedi la popolazione che il consumo di bevande alcoliche (soprattutto consumo rischioso/dannoso) correla con una maggiore suscettibilità a contrarre infezione da CoV e a peggiorare il quadro clinico.
Tutti i pazienti con AUDs Covid-19 positivi hanno diritto ad essere sottoposti ad eventuali terapie sperimentali nelle sedi opportune dopo approvazione dei comitati etici. Tali terapie però sono gravate da potenziali effetti collaterali e possono interferire negativamente con le patologie internistiche alcol correlate e con la terapia specifica (farmaci avversivanti/anticraving e/o psicofarmaci). Epatotossicità e interferenza con farmaci immunosoppressori sono gli effetti collaterali più frequenti.
In pazienti con AUDs è spesso presente comorbilità psichiatrica più o meno severa. Dal 40 al 70% dei pazienti con AUDs presenta comorbilità psichiatrica.
Indipendentemente dalla copresenza di AUDs, quindi, sono soggetti predisposti a prognosi peggiore in caso di infezione da CoV.
Oltre ad un’appropriata terapia farmacologica, per questi pazienti è altresì opportuno favorire l‘attività dei gruppi di auto-mutuo-aiuto (Alcolisti Anonimi, AlAnon, Club Alcologici Territoriali, Club degli Alcolisti in Trattamento, altro) attraverso il web. In caso di terapia anti Covid-19 con farmaci sperimentali è opportuna la sospensione della terapia avversivante/anticraving.
L’ AUD è una condizione clinica molto complicata dove problematiche internistiche, psicologiche, psichiatriche, farmacologiche e socio-sanitarie trovano commistione. La componente relazionale rappresenta un elemento fondamentale per gestire pazienti affetti da AUDs. Il periodo di isolamento indotto dalla pandemia Covid-19 ha notevolmente peggiorato lo stato di sofferenza anche delle famiglie. Nel prossimo futuro, in attesa del vaccino, il distanziamento sociale rimmarrà l’unica arma a disposizione per contenere tale pandemia, per cui i servizi dovranno perfezionare la rimodulazione dell’attività che è stata praticata negli ultimi due mesi. Dovranno essere potenziati tutti i servizi online e dovrà essere potenziata la medicina di condivisione. Per via telematica o attraverso incontri singoli i familiari caregiver acquisiranno un’importanza ancora maggiore.
Aderenza terapeutica e identificazione precoce di ricadute sono due elementi determinanti per non compromettere in alcuni pazienti il lavoro di consolidamento dell’astensione, frutto di mesi o anni di lavoro.
In un periodo così complesso una nuova governance dell’alcologia trova un inevitabile spazio. La medicina della complessità sembra segnalarci l’esigenza di pratiche e approcci partecipativi. Questo ci obbliga ad un’analisi e ad una rivisitazione della storia recente del concetto di governance per poter interagire in uno scenario partecipativo di governance.