DIAGNOSI PRECOCE E NUOVI ANTIRETROVIRALI: LE CHIAVI PER SCONFIGGERE L'HIV NEL 2030

data di pubblicazione:

30 Gennaio 2018

UNAIDSIl report di UNAIDS mette in evidenza come sia migliorato, in tutto il mondo, l’accesso ai farmaci antiretrovirali sia migliorato, riducendo di fatto del 48% i decessi nell’arco di 10 anni. Tuttavia, per vincere la battaglia entro il 2030, occorre sviluppare nuovi farmaci e migliorare la percentuale di diagnosi precoce.

Sviluppo di nuovi farmaci antiretrovirali (ARV) e uso della tecnologia per la diagnosi precoce sono passi fondamentali per rilanciare la battaglia contro l’HIV/AIDS e porre fine alla malattia come minaccia di salute pubblica entro il 2030. Secondo l’’Agenzia dell’ONU per l’AIDS, attualmente in tutto il mondo sono circa 21 milioni le persone che ricevono trattamenti antiretrovirali. Negli ultimi cinque l’accesso a questi farmaci è quasi raddoppiato. L’Africa orientale e meridionale continua a essere l’area più colpita dal virus. Oggi il 60% di tutti i soggetti sottoposti a trattamento risiede in questa parte dell’Africa. Nel continente a guidare la classifica degli Stati con il maggior numero di pazienti trattati è il Sud Africa, che è anche il capofila mondiale, con 4,2 milioni di persone. India, Mozambico e Kenya hanno oltre un milione di persone sotto trattamento.

Le previsioni
L’UNAIDS, nel suo report, ha puntualizzato che il maggiore accesso ai farmaci antiretrovirali è alla base di un calo dei decessi per patologie legate all’AIDS pari al 48%. Decessi che sono passati da 1,9 milioni del 2005 a 1 milione del 2016. I nuovi antiretrovirali di prima linea, come dolutegravir – che causano minori effetti collaterali e sopprimono le cariche virali più velocemente – consentiranno di risparmiare e di curare un numero di pazienti ancora più alto.
“Nei prossimi sei anni il Sud Africa risparmierà 11 miliardi di rand (783 milioni di dollari) sui trattamenti per l’HIV/AIDS; ciò significa che cureremo più persone con lo stesso quantitativo di risorse”, commenta Aaron Motsoaledi, ministro della Salute sudafricano. Tuttavia: “ci sono ancora 17 milioni di persone che aspettano di essere trattate e se ci fermiamo ora, assisteremo a una ripresa di questa epidemia”, conclude il direttore esecutivo di UNAIDS, Michel Sidibe.

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