KETAMINA E SOSTANZE DISSOCIATIVE

data di pubblicazione:

1 Agosto 2016

MDD giugno 16Gli anestetici dissociativi, da definire più correttamente dissociativi poiché molte delle sostanze comprese in questo gruppo non sono utilizzati come anestetici, sono suddivisibili in vari gruppi di composti sulla base della loro diversa composizione chimica. Tuttavia, essi condividono la caratteristica di essere antagonisti non competitivi del recettore per il gluttamato N-metil-D-aspartato. La loro origine non deriva da prodotti naturali, ma da sintesi prodotte in laboratorio per cercare nuovi tipi di anestetici con ridotti rischi di tossicità e d’abuso. Fra questo gruppo di sostanze, la più conosciuta è la ketamina, sintetizzata nel 1963 e da subito ampiamente utilizzata in medicina come anestetico analgesico. Gli ambiti medici d’applicazione della ketamina in quanto sostanza usata come anestetico-analgesico variano dal trattamento di pazienti (anche bambini) con malattie reattive delle vie aeree, ustioni, nella medicina militare o pre-ospedaliera.  Il suo uso voluttuario rimane circoscritto e poco significativo fino agli anni ’00, quando emerge un suo diffuso utilizzo in Cina e altri paesi asiatici e, molto più circoscritto, in Europa. Specificità della ketamina è, dal punto di vista degli effetti riportati dai consumatori, la cosidetta “K-hole”, cioè l’esperienza di “quasi-morte” che la sua assunzione può provocare. Con questo concetto si descrive uno stato di alterazione caratterizzato, appunto, da una sensazione “lucida” di “quasi morte”. Altri effetti ricercati sono, a bassi dosi, dissociazioni parziali con allucinazioni vivide e distorsioni spazio-temporali, mentre ad alti dosi possono prodursi esperienze di dissociazione completa. Dati gli effetti psico-comportamentali caratteristici, non sorprende che la ketamina sia utilizzata soprattutto da “psiconauti” o all’interno di contesti ambientali “estremi” come i rave-party. Sul lungo periodo e/o in caso d’uso prolungato, possono manifestarsi gravi effetti avversi: “La tossicità relativa all’utilizzo cronico di ketamina si manifesta invece con effetti neuropsichiatrici (con effetti simili a quelli provocati  dalla schizofrenia), disturbi della memoria, malessere psicologico, neurotossicità diretta con morte neuronale e degenrativa, tossicità urologica (…) e tossicità gastrointestinale che si manifesta come patologia gastrica o epatica e cisti del coledoco. Anche nel caso della ketamina viene riportato lo sviluppo di tolleranza associato a dipendenza, che in questo caso non è di tipo fisico bensì psicologico”. Infine, va menzionato il fatto che  oggi la ketamina trova applicazioni sperimentali nella terapia della depressione, in particolare in quella bipolare e associata all’alcolismo.

Padovani L., Chiamulera C., Le sostanze dissociative, Medicina delle Dipendenze, VI, giugno, pp. 32-38.

Disponibile c/o CESDA.

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