poliuso di sostanze e accettazione sociale

la scomparsa del consumatore "affezionato"

i problemi allora non sono le sostanze, forse come sempre, sono le persone spinte ad esagerare, a “spettacolarizzarsi” per ottenere l’accettazione sociale".

data di pubblicazione:

7 Aprile 2025

Una droga sola non basta più. Come per il cibo, ci troviamo di fronte a consumatori che consumano tutto assieme, che fanno grandi abbuffate. E’ questa una riflessione che troviamo in un articolo sul sito insostanza.it.

Da qui la deduzione che “(…) i problemi allora non sono le sostanze, forse come sempre, sono le persone spinte ad esagerare, a “spettacolarizzarsi” per ottenere l’accettazione sociale“.

Ci troviamo di fronte alla scomparsa dei consumatori “affezionati” ad una certa sostanza e che in base a questa venivano conseguentemente classificati (es. eroinomani o cocainomani).

Non che in passato non ci fossero sconfinamenti tra una sostanza e l’altra, ma oggi il poliabuso o poliuso di droghe si è ampliato ulteriormente. Sostanze legali e illegali si mescolano a nuove sostanze psicoattive e a medicinali (es. benzodiazepine).

Un “(…) poliuso di droghe che può anche verificarsi inconsapevolmente, poiché compresse o polveri vendute sul mercato della droga possono contenere più di una sostanza”.

Tra gli esempi citati nell’articolo troviamo l’associazione tra cannabis e cocaina e tra cocaina e l’alcol. Un’associazione quest’ultima che provoca immediatamente un metabolita psicoattivo, il cocaetilene, che ha  un’azione più duratura e più potente della stessa cocaina.

Un altro esempio è legato agli utilizzatori di MDMA o ecstasy, che comunemente le mescolano con cannabis, alcol e in misura minore cocaina, amfetamina, metamfetamine, ketamina e GHB. In alcuni casi l’MDMA viene associato anche al Viagra al fine di rendere più facilmente effettuabile l’attività sessuale.

Sottolineata anche l’associazione tra eroina e cocaina, o altre sostanze eccitanti/stimolanti, nota come speedball.

Infine l’articolo si conclude con quanto l’autore, il Dott. Giuseppe Montefrancesco, ha più volte osservato in carcere. Ossia un uso “sbalorditivo” di farmaci. 

“Tutti farmaci per sedare, per tenere a posto persone private della libertà e che si rifugiavano in questo protettivo miscuglio di farmaci (spesso richiesto in modo ossessivo) per non “morire” di pensieri, di desiderio di “aria”.

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