aumento dei disturbi del comportamento alimentare nei giovani

l'esordio dei disturbi del comportamento alimentare è sempre più precoce, anche per quelli più gravi

al Bambino Gesù le diagnosi annuali di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) sono aumentate del 64% circa, in Italia l’aumento è stato del 35%

data di pubblicazione:

30 Marzo 2025

All’ospedale Bambino Gesù è segnalato un aumento dei disturbi del comportamento alimentare nei più giovani. Tale aumento riguarda sia i casi trattati, che l’incidenza dei disturbi alimentari più gravi. Secondo l’articolo di Quotidiano Sanità, preoccupa molto anche il fatto che l’esordio dei disturbi è sempre più precoce.

Dal 2019, ultimo anno prima della pandemia di Covid 19, al Bambino Gesù le diagnosi annuali di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) sono aumentate del 64% circa. In Italia secondo i dati del ministero l’aumento è stato di circa il 35%. In occasione della Settimana del Fiocchetto Lilla (10/15 marzo), l’Ospedale presenta i dati aggiornati sulla presa in carico dei pazienti e le strategie terapeutiche adottate per affrontare questa crescente emergenza.

I dati raccolti negli ultimi anni evidenziano un aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari in età pediatrica e adolescenziale” spiega la dottoressa Valeria Zanna responsabile dell’Unità operativa semplice di Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale.

Anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata, disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID), disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS). In Italia circa 3,5 milioni di persone, pari al 6% della popolazione, soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: il 90% sono donne, anche se sempre più numerosi sono gli uomini che manifestano questi sintomi e si rivolgono a strutture specializzate (sono il 20% nella fascia di età 12-17 anni).

L’esordio di questi disturbi è sempre più precoce. Negli ultimi anni si è infatti registrato un abbassamento dell’età fino agli 8/9 anni. Ciò è verosimilmente dovuto sia all’abbassamento dell’età puberale nelle bambine che al sempre più diffuso impiego dei social network che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili.

Per la loro complessità, si tratta di disturbi che richiedono la maggiore collaborazione possibile tra figure professionali con differenti specializzazioni (psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna etc.). Sia l’anoressia che la bulimia possono essere causa di complicanze mediche gravi se non trattate tempestivamente e adeguatamente.

I disturbi alimentari nell’ambito delle patologie psichiatriche presentano il più alto indice di mortalità, in particolare, nel caso dell’anoressia nervosa il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso. In Italia, i DNA causano ogni anno circa 4.000 morti.

Dal 2020, l’Unità operativa semplice di Anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù ha registrato un incremento del 38% nell’attività clinica: i day hospital sono infatti passati da 1.820 a 2.420 del 2024. I dati raccolti negli ultimi anni evidenziano un aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari in età pediatrica e adolescenziale. L’andamento annuale per età e diagnosi dimostra un incremento significativo dei nuovi accessi tra le fasce d’età più giovani (<10 anni e 11-13 anni) che sono passati dai 59 del 2019 ai 120 del 2024 (+103%).

Inoltre, la distribuzione delle diagnosi mostra un’incidenza rilevante di anoressia nervosa (AN-R, AN-BP e AN-A) e ARFID che dal 2019 sono rispettivamente aumentate del 154% e del 70%, confermando la necessità di protocolli di intervento sempre più mirati. Nel complesso, le nuove diagnosi di DNA sono aumentate del 64%, passando dalle 138 del 2019 alle 226 del 2024.

(…) “Un recente studio condotto dalla nostra equipe, attualmente in fase di revisione, ha messo in luce una preoccupante evoluzione dei disturbi alimentari – spiega la dottoressa Valeria Zanna – Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare che per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso”.

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