Da farmaco a droga che da dipendenza. E’ così che inizia una articolo pubblicato sulla rivista Lavialibera, numero 27, intitolata Fame chimica. Un articolo che approfondisce l’abuso di diversi farmaci da parte di alcune fasce considerate marginali nella nostra società, a partire dai migranti, ma anche da parte di persone con esperienze di detenzione, persone che lavorano in nero e senza un alloggio, ex minorenni non accompagnati, fumatori di crack.
I farmaci di cui si parla e di cui viene fatto abuso sono il Liryca e il Rivotril, consumati prevalentemente in strada. A questi due farmaci vanno ad aggiungersi anche “(…) oppioidi per la terapia sostitutiva (metadone e buprenorfina), le benzodiazepine (Xanax e Tavor) o gli oppioidi semisintetici come il Depalgos, un combinazione tra ossicodone e paracetamolo.”
In particolare i primi due farmaci sono stati utilizzati spesso anche nei servizi pubblici, quali carceri, Ser.D., comunità terapeutiche e Cpr. Questo utilizzo ha avuto delle conseguenze, tanto che “(…) una volta fuori dalle strutture le persone non hanno più avuto accesso al farmaco e molte hanno virato verso il mercato nero, lontane dall’orbita dei servizi.”
“Il Lyrica, nome commerciale del pregabalin, è al 38esimo posto tra i farmaci più venduti in Italia nel 2023 (Big Data Factory). Non è una benzodiazepina e fa parte dei gabapentinoidi: viene indicato per il trattamento del dolore neuropatico acuto e cronico nonché di alcune forme di epilessia. Viene prescritto off label (ovvero per un utilizzo difforme da quanto previsto dalla scheda tecnica del prodotto, ndr) per disturbo d’ansia generalizzata e come tonificante dell’umore”
Questo farmaco viene usato soprattutto dai migranti, che lo hanno conosciuto e utilizzato soprattutto durante l’esperienza migratoria. Usato per combattere la fatica e la sofferenza psichica legate a queste esperienze, quindi anche come farmaco per l’automedicazione ma non solo. Di fatto è “(…) una sostanza strettamente legata al policonsumo, usata solitamente con cannabinoidi, benzodiazepine e alcol. Viene spesso usata da chi fuma crack e ha bisogno di ammortizzatori chimici per gestire craving (desiderio fortissimo di assumere una sostanza, ndr), down, stati di ansia e depressione.”
Per quanto riguarda il consumo di benzodiazepine non è un fenomeno nuovo, che negli anni ha attraversato diversi contesti sociali e cultuali. “In Italia il Rivotril è la benzodiazepina più venduta in strada, la 40esima sostanza farmaceutica più venduta nel Paese nel 2023. Si tratta di una molecola anticonvulsivante, considerata valida nelle terapie antiepilettiche e per le sue proprietà ansiolitiche. In strada è utilizzata all’interno di comunità di persone provenienti dal nord Africa ma anche da altre zone del continente africano.”
Le benzodiazepine sono utilizzate a scopo ricreazionale (diffuse anche nei contesti della vita notturna per accompagnare la discesa degli eccitanti) ma anche come automedicazione.
L’autore dell’articolo sottolinea anche delle responsabilità per questa situazione di abuso. Una in particolare del settore sanitario, che se per il Rivotril e altre benzodiazepine si può parlare di un eccesso di prescrizioni, per il Liryca la somministrazione si è rilevata “(…) spesso senza informazioni sufficienti rispetto alla peculiarità delle sue conseguenze in soggetti socialmente fragili.”
“C’è una responsabilità nella mancanza di informazione sul Lyrica, così come su altre sostanze – spiega Massimiliano Romeo, medico Ser.d a Torino –. Il Lyrica lo abbiamo prescritto off label come sostituto delle benzo e stabilizzatore dell’umore, ha un ottimo profilo. La nostra percezione è cambiata osservando cosa accadeva nei mercoledì dedicati agli stranieri privi di documenti”. I centri sanitari hanno iniziato a incontrare stranieri che chiedevano il farmaco in assenza di indicazione terapeutica, e li hanno indirizzati verso il Servizio per le dipendenze. “Sono arrivati in gran numero dichiarando una dipendenza da Lyrica, cosa che noi non possiamo provare e monitorare: non ci sono i test delle urine né budget per fare un esame quantitativo del capello”. Al momento l’indicazione è di non prescrivere più il farmaco e di sostituirlo con l’En, una benzodiazepina. “I Ser.d hanno affrontato in modo diverso il fenomeno, alcuni garantendo uno scalaggio, altri non fornendo più il farmaco”, continua Maria Teresa Ninni.”
Questa mancata fornitura presso i diversi servizi e la non ripetibilità delle ricette ha avuto la conseguenza di ampliare l’offerta del mercato illegale, che offre questi farmaci a prezzi accessibili anche a migranti e persone a basso reddito.
“Se sottovalutazione dei rischi, mancata recettività rispetto alle dinamiche esterne ai servizi e repressione del consumo hanno svolto un ruolo determinante nella diffusione dell’abuso, ciò indica che bisognerebbe affrontare il fenomeno con soluzioni attente all’interpretazione dei motivi per cui una sostanza viene assunta, dove a un approccio farmacologico di mantenimento o sostituzione possa affiancarsi un lavoro sulle persone e sui contesti all’interno dei quali queste si muovono.”
LAVIALIBERA N° 27 – 2024