CANNABIS SOCIAL CLUB DI BARCELLONA A RISCHIO CHIUSURA?

Negli ultimi giorni, una trentina di club hanno ricevuto notifiche dal Comune, con annunci di sanzioni che vanno da multe pecuniarie alla cessazione temporanea dell’attività, da sei mesi a due anni

il modello dei cannabis social club di Barcellona è servito da ispirazione in altre parti del mondo, dove viene apprezzata la sua attenzione alla riduzione del danno e all’autocoltivazione regolamentata

data di pubblicazione:

2 Agosto 2024

Una parte della comunità internazionale ha sempre giudicato di massimo interesse l’esperienza dei cannabis social club di Barcellona, che è però sotto attacco dalla nuova amministrazione cittadina. Negli ultimi mesi ci sono stati infatti vari atti ostili ai club, alcuni dei quali sono stati chiusi o minacciati di chiusura.

Un articolo di Fuoriluogo ricostruisce la vicenda: “Negli ultimi giorni, una trentina di club hanno ricevuto notifiche dal Comune, con annunci di sanzioni che vanno da multe pecuniarie alla cessazione temporanea dell’attività, da sei mesi a due anni. Questa situazione riflette una strategia persecutoria del Comune di Barcellona, che sembra andare verso la chiusura totale di questi spazi di riduzione del rischio in città.

A gennaio, l’ICEERS ha presentato una lettera al Consiglio comunale, sostenuta da 179 esperti e rappresentanti di istituzioni di oltre 53 Paesi, in difesa del modello CSC di Barcellona, pioniera nella creazione di questo tipo di spazi di consumo condiviso. Nonostante il forte e rappresentativo sostegno internazionale e la richiesta formale di un incontro, non c’è stata alcuna risposta o apertura al dialogo da parte del Comune, che ora ha intensificato la sua persecuzione amministrativa, senza la trasparenza e il rigore che ci si dovrebbe aspettare dalle amministrazioni pubbliche.

Paradossalmente, questa situazione coincide con l’apertura del primo cannabis social club con piene garanzie legali in Germania. Contemporaneamente, a Barcellona, vengono emessi ordini di chiusura, mostrando una significativa battuta d’arresto nelle politiche locali sulle droghe, allineate con approcci proibizionisti che lo stesso partito al governo aveva rifiutato solo pochi anni fa.

Il contesto attuale presenta una combinazione di fattori strutturali e circostanziali che complicano ulteriormente la situazione dei cannabis club a Barcellona. Sebbene esistano più di duecento associazioni di questo tipo in città, il tessuto di attivisti è stato smembrato a causa di anni di repressione poliziesca e giudiziaria, dell’assenza di sostegno da parte dell’Agenzia di Salute Pubblica di Barcellona e dell’irruzione di attori con interessi commerciali. Questa situazione è stata aggravata dall’arrivo di leader politici come Albert Batlle, la cui carriera è stata caratterizzata da una visione conservatrice e proibizionista.

Nel frattempo, il modello di Barcellona è servito da ispirazione in altre parti del mondo, dove viene apprezzata la sua attenzione alla riduzione del danno e all’autocoltivazione regolamentata. In paesi come l’Uruguay, il Sudafrica, Malta e la Germania, questi spazi operano già in un quadro giuridico. A Barcellona, tuttavia, il movimento sembra regredire, poiché la recente strategia comunale minaccia di smantellare questo modello progressista. La comunità internazionale è quindi preoccupata per le azioni del consiglio comunale guidato dal sindaco Jaume Collboni del Partito Socialista della Catalogna.”

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