HIV e donne: serve un approccio più mirato

i test clinici hanno un basso numero di partecipanti donne

In Italia nel 2022 tra le nuove diagnosi di infezione da Hiv il 42,3% era rappresentato da donne e il 58,1% di queste sono tardive. 

data di pubblicazione:

8 Maggio 2024

Il 22 aprile, giornata nazionale della salute della donna, è stata l’occasione per fare il punto su quanto la medicina tenga in considerazione le differenze di genere per l’approccio alla cura e alla prevenzione. Come è realizzabile la medicina personalizzata e gli interventi adeguati al singolo individuo e addirittura al suo dna, se differenze come quelle tra uomo e donna non vengono adeguatamente considerate? Questo anche in considerazione del fatto che le donne, che sono il 53% della popolazione, useranno farmaci che vengono testati soprattutto sugli uomini.

E’ necessario quindi cambiare anche l’approccio agli studi clinici, visto che “(…) tra i due generi sono diversi molti meccanismi patologici, i sintomi, la progressione e la gravità delle malattie, l’efficacia dei trattamenti e gli effetti collaterali. Anche la prevenzione è diversa.”

Un esempio di differenza e maggior fragilità delle donne rispetto agli uomini è quello relativo all’ infezione del virus HIV. Secondo Annamaria Cattelan, direttrice dell’Unità operativa di Malattie Infettive dell’azienda ospedaliera di Padova, le donne “sono più fragili dal punto di vista immunitario, perché si infettano più facilmente e, in assenza di trattamenti, hanno un maggior rischio di andare incontro all’Aids; dal punto di vista sociale, perché lo stigma nei confronti di una donna HIV positiva è maggiore, anche in Italia e non solo nei Paesi a basso reddito.”

In Italia nel 2022 tra le nuove diagnosi di infezione da Hiv il 42,3% era rappresentato da donne e il 58,1% di queste sono tardive.

L’infezione da virus dell’HIV è stato provato che sulle donne provoca effetti diversi e non solo rispetto agli uomini, infatti “(…) è responsabile di un’accelerazione del processo di invecchiamento legato allo stato infiammatorio cronico sia nell’uomo sia nella donna, ma con accenti diversi. Per esempio, abbiamo una prevalenza di infarto del miocardio più alta tra le donne Hiv+ non solo rispetto alle donne Hiv negative, ma anche agli uomini Hiv+. Poi ci sono dati che mostrano un’attivazione del sistema immunitario estremamente più elevata nelle donne con Hiv rispetto agli uomini. Nelle donne riscontriamo maggior deterioramento cognitivo, depressione, ansia, disturbi da stress post-traumatico, condizioni che a loro volta sono influenzate e peggiorate da altri cofattori quali l’abuso di alcol, sostanze stupefacenti o l’utilizzo di farmaci psichiatrici.”

Di fronte a queste evidenze è quindi necessario aumentare la frequenza del monitoraggio della salute delle donne con HIV e aumentare il numero di donne all’interno delle sperimentazioni cliniche in questo ambito medico.

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