schizofrenia nelle donne: un quadro della situazione negli USA

le diagnosi errate sono molto più numerose tra il genere femminile

data di pubblicazione:

29 Gennaio 2024

Perché è più difficile diagnosticare precocemente la schizofrenia nelle donne? Secondo l’Istituto Superiore di Sanità sono circa 245 mila le persone a soffrirne, con una leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne, il cui disturbo viene però diagnosticato con un ritardo medio di 3-4 anni rispetto alla controparte maschile.
In un articolo sul sito del National geographic Italia si denuncia un ritardo nello studio di questo disturbo, che a lungo tempo è stato trascurato. Se ansia e depressione sono più conosciute e dibattute, non si può dire altrettanto del disturbo di schizofrenia.
Una ricerca pubblicata dall’organizzazione no profit Research Triangle Institute ritiene che i dati delle persone affette da questo disturbo sono sottostimati. “In circa l’1,6% delle donne americane viene oggi riconosciuto il presentarsi del disturbo schizofrenico nell’arco della vita. Per gli uomini, che spesso presentano più chiaramente i sintomi della malattia, l’incidenza è solo leggermente più alta: il 2%.” Attualmente mancano studi approfonditi che possano spiegare le differenze di diagnosi tra i due generi. Se il primo episodio di schizofrenia nei maschi tende a verificarsi durante l’adolescenza, nelle donne la malattia colpisce da tre a cinque anni dopo e a volte anche dopo la menopausa.”
Inoltre uno studio condotto in Finlandia e pubblicato sulla rivista Nature, ha rilevato che le donne presentano una tendenza leggermente maggiore all’ospedalizzazione, nei 10 anni successivi alla diagnosi. Una disparità che si ritrova anche nelle diagnosi errate, che nelle donne sono in percentuale più alte.
Lo sa bene Analisa Chase una 31enne terapista dell’autismo di Takoma, Washington, che è stata etichettata come bipolare per molto tempo. Ci sono voluti 10 anni, numerosi episodi psicotici e diversi ricoveri prima affinché la ragazza ricevesse una diagnosi corretta.
“Nelle donne la diagnosi è spesso ostacolata dal fatto che chi soffre di deliri non li riconosce come tali. “Non vai dal medico lamentando quello che è il problema perché la tua capacità di valutazione è compromessa”, spiega Abigail Donovan, direttrice dei servizi clinici per il programma sulle psicosi del Massachusetts General Hospital.” Una diagnosi precoce rimane quindi lo strumento di prevenzione migliore. I dati mostrano che questa garantirebbe una guarigione più rapida e una salute più duratura nel tempo delle persone. Per questo motivo molti stati stanno finanziando centri specializzati. Ma come si spiega questo ritardo nelle donne?

Queste “(…)  rischiano maggiormente di passare inosservate, anche perché è noto da tempo che gli estrogeni svolgono un ruolo protettivo, e questo è uno dei motivi per cui nelle donne l’incidenza della malattia è leggermente inferiore rispetto agli uomini.

Grazie agli elevati livelli ormonali nel cervello dopo la pubertà, le donne a rischio trascorrono l’adolescenza instaurando relazioni e avanzando negli studi. E questi precedenti forniscono un supporto importante quando qualche anno più tardi si presenta la malattia, afferma John Krystal, titolare della cattedra di psichiatria presso la Yale School of Medicine. I maschi invece si ammalano prima di questo periodo cruciale a livello sociale, e questo potrebbe essere uno dei motivi per cui ai pazienti maschili può capitare di essere tagliati fuori dalla società e finire per strada.”
La funzione protettiva degli ormoni finisce però con la menopausa e non sono rari i casi di un esordio tardivo (dopo i 40 anni) della malattia, che può riguardare final 15% delle donne affette da schizofrenia. Inoltre gli ormoni non sono l’unico effetto scatenante, anche altri aspetti “stressanti” della vita possono stimolare la comparsa del disturbo, soprattutto in persone predisposte geneticamente.
Se per le donne in età avanzata servono trattamenti particolari non mancano domande sull’insorgenza del disturbo in giovane età. Tra i fattori presi in considerazione ci sono quelli ambientali, tra cui gli episodi di abusi fisici durante l’infanzia. Secondo una ricerca questi porterebbero a sintomi psicotici in misura significativamente maggiore rispetto alle donne che non hanno subito abusi o anche agli uomini che ne hanno subiti.
Altro elemento che i ricercatori stanno indagando riguarderebbe il consumo di cannabis.”Uno studio pubblicato a marzo su Lancet ha rilevato che l’uso di cannabis è uno dei fattori più predittivi di ricaduta nei soggetti affetti dalla malattia.” Per quanto riguarda i trattamenti molti sono gli antipsicotici usati, ma avendo effetti collaterali più gravi nelle donne spesso sono abbandonati.
Anche il trattamento con la clozapina, il farmaco ritenuto più efficace, viene scarsamente prescitto, soprattutto per le donne. Una prescrizione scarsa da parte degli psichiatri per via “(…) dei rigidi requisiti di sicurezza imposti dalla Food and Drug Administration statunitense, noti come “Strategia di valutazione e riduzione del rischio” (Risk Evaluation and Mitigation Strategy, REMS). “Questo farmaco porterebbe ad un calo di alcuni globuli bianchi, che può portare a infezione grave e persino letale e che necessita di esami del sangue frequenti.
Ma secondo Deanna Kelly, psichiatra e ricercatrice del centro di ricerca Maryland Psychiatric Research Centerdell’Università del Maryland, “(…) il rischio di morire per suicidio [per i pazienti con schizofrenia non controllata] è da centinaia a migliaia di volte superiore al rischio di morire per un basso numero di globuli bianchi.” Per questo Kelly insite sull’uso di questo farmaco, sostenendo che “la schizofrenia è vista come una malattia che ti emargina, che ti rende incapace di funzionare nella società”, afferma Kelly. Ma se si riesce a ottenere una diagnosi e un trattamento adeguati è possibile ribaltare questa sentenza.”

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