Una proposta di legge sulle droghe, originata da un interessante percorso di partecipazione sociale che ha coinvolto diverse realtà nazionali e locali dell’associazionismo e dell’antimafia sociale, è stata presentata alla Regione Sicilia, e dovrebbe essere calendarizzata prossimamente. Fra i principali contenuti del Ddl, che prevede l’apporto della società civile, delle società scientifiche e del privato sociale, l’aumento dei servizi pubblici, il potenziamento delle iniziative di auto mutuo aiuto, l’introduzione di specifici tipi di comunità terapeutica assenti o carenti in Sicilia. Si richiede inoltre il rafforzamento di centri crisi, di drop-in e della formalizzazione della figura dell’operatore pari, l’implementazione dei livelli essenziali di assistenza e di misure di riduzione del danno. In generale, dal testo si evince un’idea forte di servizi sulle dipendenze, pubblici e del privato sociale, capace di assicurare una presa in carico multi-livello, specifica e differenziata secondo i bisogni dell’utenza.
Di seguito, alcuni passaggi del DDL: “La sua natura di legge quadro, a differenza di interventi normativi settoriali, spesso nati per rincorrere l’emergenza, permette di affrontare la questione delle dipendenze in modo articolato e sistematico: l’unica maniera per fronteggiare un fenomeno tanto complesso. È una proposta innovativa perché prova a disegnare l’architettura di una autentica e fattiva collaborazione tra la dimensione sanitaria, quella sociale e quella educativa e perché dà grande rilevanza alle misure di riduzione del danno e limitazione dei rischi, indicate come fondamentali dalla Strategia UE, ma scarsamente adottate in Italia. Alle spalle della nuova ipotesi normativa vi è un’idea eticamente e politicamente coraggiosa: contrastare la stigmatizzazione che discrimina quanti finiscono risucchiati nel vortice delle dipendenze, per riconoscerne e valorizzarne il ruolo di protagonisti del proprio percorso di riscatto e di propulsori di crescita per la comunità, della quale rappresentano e raccontano le ferite da ricucire.
Il rilievo dato alla creazione di una rete diffusa, ai gruppi di mutuo aiuto, ai peer specialist e alle antenne territoriali nasce dalla volontà di promuovere la forza trainante e coesiva delle
relazioni orizzontali e di stimolare energie che provengano dal basso, pronte a farsi collante e fermento. (…) In ragione di ciò predispone e/o implementa i servizi di bassa soglia (unità mobili e drop-in), di media soglia (Ser.D), di alta soglia (diverse tipologie di centri residenziali e semi-residenziali, centri di crisi), la formazione e il riconoscimento della figura del peer specialist, il riconoscimento e il supporto per i gruppi di mutuo aiuto, gli interventi di riduzione del danno, di prevenzione di diverso grado, di reinserimento formativo, sociale e lavorativo.
(…) Entro 3 mesi dall’entrata in vigore della presente legge, si costituisce la Rete Regionale Diffusa sulle Dipendenze (RReDD) al fine di migliorare il monitoraggio, la comunicazione, la collaborazione in azioni e progetti, lo scambio di buone pratiche e la sinergia tra azioni e servizi sia del pubblico, sia del privato accreditato, sia della cittadinanza attiva, promuovendo una gestione partecipata e una presa in carico trasversale del fenomeno delle dipendenze patologiche. 2. Possono fare parte della RReDD tutti i soggetti pubblici o privati che intervengono nella prevenzione, formazione, riduzione dei danni e dei rischi, trattamento e reinserimento nel campo delle dipendenze. (…) 1. La Regione, in collaborazione con i Comuni e le Aziende Sanitarie Provinciali, predispone e finanzia unità mobili per interventi di outreach (presenza, screening, sostegno e assistenza) nei contesti abituali di consumo o in concomitanza di specifici eventi per stabilire un contatto di fiducia, distribuire materiali informativi sulla prevenzione e la riduzione del danno e sanitario sterile di prevenzione, soccorrere in caso di malessere, compiere test tossicologici, drug-checking e attività di screening, in particolare per malattie quali HIV, HBV, HCV e infezioni sessualmente trasmissibili. 2. Le unità mobili svolgono attività di screening e supporto infermieristico, medico, psicologico e sociale al soggetto; forniscono informazioni circa i rischi legati alle dipendenze e all’assunzione di sostanze psicotrope e i servizi ai quali affidarsi per iniziare, continuare o riprendere un percorso di ascolto, discernimento, supporto, accompagnamento e cura più adeguato alla situazione e corrispondente nel rispetto della libertà di scelta terapeutica di chi voglia fruirne, nonché per intraprendere programmi personalizzati di de-condizionamento, là, dove contemplato e auspicato, di disintossicazione e reinserimento abitativo, formativo, lavorativo e sociale.”