SULLE EVOLUZIONI DELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DROGA: UNA RIFLESSIONE DI RICCARDO GATTI

Una riflessione su come, nel dibattito internazionale, stiano in parte cambiando i temi e i concetti che strutturano le politiche antidroga

data di pubblicazione:

29 Giugno 2023

Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Asl Città di Milano, per la giornata internazionale contro la droga, propone una riflessione sui cambiamenti del significato che il consumo di sostanze, e la “lotta alla droga”, stanno assumendo in sede di dibattito globale. Sono vari gli spunti proposti: le conseguenze che le politiche di depenalizzazione dell’uso di alcune sostanze, in primis la cannabis, sta avendo sul dibattito; il cambiamento del concetto di stigma associato all’uso di droghe; i paradigmi dell’uso di droghe.

Scrive Gatti: “D’altra parte oggi, in Canada e in diversi Stati USA, e non solo, la Cannabis è stata legalizzata, anche per scopi non terapeutici, così come, in modo diverso, in alcune altre nazioni. Qualcosa del genere sembra prepararsi per alcuni allucinogeni. La cannabis, tra le droghe illecite, è sempre stata la più diffusa. La diversa posizione di Stati importanti che ne hanno legalizzato l’uso non terapeutico, ha quindi spezzato la “frontiera logica” di ciò che si voleva combattere, per realizzare una “Società Internazionale libera dall’abuso di droga”. Il commercio legale di una droga, prima illegale, sta generando investimenti, ricchezza lecita, posti di lavoro ed entrate fiscali e c’è chi pensa che, investendo sulla sua diffusione, si possa generare un business simile a quello del tabacco nel secolo scorso, conducendo le persone verso consumi che fanno teoricamente (attenzione!) meno male di altri (concetto commerciale usato anche per il tabacco riscaldato).

(…) Una delle ragioni dello stigma, che le Nazioni Unite si propongono di combattere, è proprio l’assimilazione del “drogato” (da droghe illecite), ad una sorta creatura ibrida a cavallo tra il malato mentale pericoloso e il deviante / criminale. Una persona da “contenere”, perché, forse, capace di intendere ma non di volere. Non per nulla, anche da noi, i Servizi Dipendenze, sempre più spesso inseriti nell’ambito della Psichiatria e, in generale, il Sistema di Intervento nel suo complesso, se cercano giustamente strade per indurre trattamenti precoci, meno facilmente si strutturano, pensando a percorsi efficaci di uscita da trattamenti che prevedano una conclusione, non una cronicizzazione. Guarda caso, questo è più vero per le dipendenze da sostanze illecite, meno per le dipendenze da alcol, ancor meno per il tabagismo le dipendenze da farmaci e le dipendenze comportamentali che, in proporzione decrescente, attraversano la popolazione dei Servizi di cura ma, probabilmente, hanno una distribuzione molto diversa nella popolazione generale. Anzi, il tabagismo, spesso compresente con altre forme di dipendenza, non sempre viene preso in considerazione pur avendo gli esiti sulla salute che tutti, teoricamente, dovremmo conoscere. Si tratta di differenze conseguenti all’effetto mentale e fisico delle diverse sostanze, oppure di differenze di approccio culturale legislativo ed organizzativo, ai problemi di salute delle persone che finiscono per determinare anche chi si rivolge alla cura e perché?

Si tratta di problematiche molto importanti. Nel tempo si è passati da concetti che legavano l’uso di droghe illecite ad azioni necessariamente di contrasto, a intendimenti che mettevano l’accento sulla necessità del trattamento sanitario, anche come alternativa a sanzioni ed a restrizioni della libertà, ad altri che, oggi, mi sembrano, dalla posizione delle Nazioni Unite, più vicini al rispetto delle scelte individuali, all’atteggiamento non giudicante nei confronti di chi usa droghe ed alla promozione di possibilità che, da come sono espresse, non paiono più vie obbligate, verso l’obiettivo di una società libera da droghe. È presto ed anche imprudente pensare che stiamo passando da un’era dove la droga era considerata il pericolo pubblico N.1 (Nixon) ad un’altra dove la società impara a convivere con le droghe oggi illecite, o alcune di queste, così come ha fatto con l’alcol o il tabacco. Ma non possiamo nemmeno più dire che non ci sia un circoscritto spostamento in questa direzione, anche se le due posizioni rimangono ideologicamente inconciliabili. D’altra parte se lo stesso Osservatorio Europeo, nella relazione sulla situazione della droga in Europa sino al 2023, titola “OVUNQUE, TUTTO, TUTTI – La complessa sfida di affrontare i problemi contemporanei legati alla droga”, viene naturale pensare che le strategie attualmente in atto, ammesso che ci siano, e non siano semplicemente il frutto di azioni automatiche, derivate da intendimenti provenienti dal passato, vadano ripensate. Se i proponimenti per il World Drug Day, siano un segnale che prevede la necessità di un cambiamento, oppure rappresentino solo una fluidità necessaria per trovare un equilibrio tra gli intendimenti di Stati le cui posizioni si vanno sempre più divaricando, è cosa tutta da scoprire.

In ogni caso, cambiamenti importanti sono in atto. Cambiano i significati delle sostanze e della loro penetrazione, negli usi di nazioni e continenti. Cambiano le leggi che definiscono ciò che è legale e ciò che non lo è. Cambiano, ampliandosi, le possibilità di produzione di droghe, di qualunque genere. Esistono, in farmacia e sul mercato clandestino, sempre più farmaci che possono essere usati anche per alterarsi, a scopo non terapeutico. Esistono investimenti non indifferenti per trasformare droghe illecite in farmaci e/o in droghe lecite, creando nuovi mercati ed entrate fiscali. Sembra quanto mai attivo l’antico uso della diffusione di sostanze, usate come armi non convenzionali, per conflitti asimmetrici o per la destabilizzazione di Paesi avversari. Cambiano, anche in questo settore, i modi di proporre prodotti e indurre propensioni al consumo. Si tratta di cambiamenti di fronte ai quali, l’inerzia, l’attendismo, l’ignoranza, l’incompetenza ed il gusto di scontrarsi, non pagano. Non si tratta di creare nuovi slogan, o di indire nuove crociate, ma di analizzare la situazione, cercare di prevederne l’evoluzione e pensare a nuove strategie, e modalità di intervento per tutelare la salute delle persone. Questo senza dimenticare, in senso più esteso e pensando alla diffusione di droghe come strumenti di destabilizzazione e di sopraffazione, alla tutela di  principi che hanno a che fare con la libertà e la democrazia. Il mondo cambia velocemente ed il nostro modo attuale di affrontare i problemi connessi all’uso di droghe lecite ed illecite, potrebbe, presto, rivelarsi inadeguato o insufficiente.”

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