STIGMA E DIPENDENZA DA SOSTANZE: IDEE PER CONTRASTARLO

Come funzionano i processi di stigmatizzazione per le persone con DUS

data di pubblicazione:

19 Aprile 2023

Leopoldo Grosso, in un breve saggio pubblicato su Mission, riflette su un tema classico: come si attivano e come funzionano i processi di stigmatizzazione, in riferimento alle persone con disturbi d’uso da sostanze (DUS). Dopo avere richiamato brevemente alcuni riferimenti imprescindibili per comprendere le logiche profonde dello stigma, in particolare l’opera del sociologo statunitense Ervin Goffman, la riflessione si addentra nelle specificità dello stigma delle persone con DUS. Nel campo delle dipendenze da sostanze, la cultura diffusa fatica a fare proprio il passaggio dalla rappresentazione della dipendenza come vizio a malattia. Nella società attuale vi sono ancora ampie resistenze ad accettare una visione scientifica della questione dipendenze, mentre rimane diffuso lo stigma e l’etichettamento sociale delle persone con DUS, la cui diversità è spesso ricondotta a problemi di ordine morale ed etico, con la conseguenze che le persone che vivono tale condizione sono colpevolizzate e spesso marginalizzate.

Dopo avere analizzato come si concretizzano i processi di stigmatizzazione nei confronti delle persone con DUS, Grosso espone alcune idee e strategie potenzialmente utili per un diverso riconoscimento della questione. In primo luogo, Grosso mette in evidenza all’importanza della lotta ai pregiudizi e alla discriminazione in campo socio-culturale. In secondo luogo, è fondamentale aggredire i fattori strutturali alla base dei processi di stigmatizzazione delle persone con DUS. Fra questi, Grosso cita le azioni messe in campo da tre grandi attori: i servizi che operano in ambito socio-sanitario, gli utenti stessi, l’associazionismo. Ciascuno di questi tre attori sociali può agire concretamente per ridurre lo stigma, aumentare in ambito sociale la conoscenza e l’accettazione delle persone con DUS, favorire una diversa cultura sul fenomeno.

LINK ALL’ARTICOLO (pp. 10-16)

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