OPPIO, CAFFEINA E MESCALINA RILETTE DA MICHAEL POLLAN NEL SUO ULTIMO LIBRO

L'impatto che alcune sostanze hanno sulla vita delle persone

Sul sito de Il tascabile è possibile leggere una interessante intervista a Pollan su come è arrivato a realizzare quest'ultimo libro, che rappresenta una evoluzione naturale dei sui scritti. Da sempre il suo lavoro è stato quello di interessarsi alle piante e di come queste nel tempo sono state utilizzate dagli uomini per diversi scopi e di come queste hanno "usato" gli esseri umani attraverso il loro potere psicotropo.

data di pubblicazione:

10 Marzo 2023

Micheal Pollan si cimenta con un nuovo saggio dal titolo Piante che cambiano la mente, a distanza di quattro anni dal precedente libro Come cambiare la tua mente,  che riguarda sempre il rapporto e l’utilizzo che gli umani fanno delle piante. Nel saggio l’autore si concentra in particolare su tre sostanze, oppio, caffeina e mescalina, che indaga attraverso il coinvolgimento di studiosi ed esperti in vari settori.Sul sito de Il tascabile è possibile leggere una interessante intervista a Pollan su come è arrivato a realizzare quest’ultimo libro, che rappresenta una evoluzione naturale dei sui scritti.
Da sempre il suo lavoro è stato quello di interessarsi alle piante e di come queste nel tempo sono state utilizzate dagli uomini per diversi scopi e di come queste hanno “usato” gli esseri umani attraverso il loro potere psicotropo.
Secondo Pollan esiste una linea molto sottile “(…) tra cibo e droga, il caffè e il tè lo illustrano bene: sono bevande di cui ci nutriamo, ma allo stesso tempo modificano qualcosa nella nostra mente. Di fatto è quasi impossibile fare una distinzione netta: cibo e droga sono entrambi cose che inseriamo nel nostro corpo e che ci cambiano in qualche modo.”
Questo pensiero lo ha portato inevitabilmente ad occuparsi di salute e quindi a indagare gli effetti degli psichedelici sulla salute mentale.
Rispetto alla decisione di indagare proprio la caffeina nel nuovo libro l’autore afferma che “(…)molte persone pensano alle droghe come al male, all’illegale, all’immorale, ma siamo tutti in relazione con qualche droga. Ciò che, come società, decidiamo di condannare dice più della nostra società che non della droga in sé. Quindi ho voluto accostare una droga illegale con una legale per indurre la gente a riflettere su cosa sia una droga, cosa una dipendenza, cosa una cattiva dipendenza. Penso che quella dal caffè sia una dipendenza abbastanza innocua, fintanto che non ne assumi troppo, ma si possono avere relazioni salutari anche con droghe illegali. Si tratta sempre di relazioni, e le relazioni possono essere produttive oppure distruttive.” Va ripensato il rapporto di noi essere umani con le piante che sono considerate droghe sostiene Pollan, soprattutto rispetto agli psichedelici, che si stanno dimostrando molto diversi da quello che era la narrazione dominante fino ad alcuni decenni fa, ossia pericolosi per i i giovani. “Proprio la settimana scorsa è stato pubblicato uno studio che dimostrava come la psilocibina sia un’ottima cura per l’alcolismo. È provato inoltre che aiuta a liberarsi dalla dipendenza da nicotina e cocaina.”
L’autore invita a considerare le droghe non come qualcosa di unico, da combattere, ma di considerarle per le loro caratteristiche chimiche e farmacologiche, prendendo ad esempio la storia della cannabis, che oggi negli USA è considerata legale sia per scopi ludici che terapeutici in ben 35 stati. Le droghe non sono altro che strumenti a nostra disposizione sostiene Pollan, per cui è il loro contesto d’uso che risulta fondamentale per determinare se una sostanza può essere di aiuto alla persone o meno.
” Penso che gli antichi greci capissero le droghe meglio di noi: la parola che usavano per definire la droga, “pharmakon”, significava allo stesso tempo veleno e medicina. È molto difficile dare spazio nella nostra mente a due concetti contraddittori, ma dobbiamo imparare a farlo, dobbiamo capire che queste sostanze possono mettere le persone in difficoltà ma possono anche fare cose molto positive.”

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