Del fenomeno sharenting – ossia l’esposizione costante dei bambini sui social media da parte dei loro genitori, o di altri adulti che ne sono responsabili – e delle sue conseguenze a livello di privacy e sviluppo psicologico individuale, si parla in un articolo che si trova sul sito de Il Post e che ha preso spunto anche dalla diffusione di un breve video privato tra una influencer famosa e la figlia.
L’espressione sharenting deriva dall’unione delle parole «share», condividere, e «parenting», essere genitori ed è un fenomeno da alcuni anni “(…) oggetto di analisi e riflessioni che la distinguono da prassi già storicamente diffuse su altri media, come la televisione o il cinema, e le cui dinamiche sono più o meno note”.
L’esposizione sui social si associa invece, a “(…) implicazioni e rischi nuovi, ed effetti ancora in parte sconosciuti, relativi sia al piano della privacy e dei diritti che a quello dello sviluppo psicologico individuale dei bambini”.
Fenomeno questo che riguarda principalmente gli influencer, ma che sta prendendo campo anche tra i genitori con bambini piccoli e che a causa di questa trasversalità lo rende difficile da quantificare.
Da un’indagine condotta su questo tema dalla “(…) Rivista italiana di educazione familiare, il 68 per cento delle persone intervistate – prevalentemente madri con figli di età compresa tra 0 e 11 anni – disse di pubblicare con una certa frequenza foto dei propri figli online, attraverso i profili social. E il 30 per cento di farlo anche su gruppi Facebook o altri gruppi con un pubblico più ampio di quello di un profilo personale”.
Da questo sondaggio emerge la tendenza, da parte dei genitori, a diminuire la condivisione di foto dei figli con l’aumentare della loro età, mentre in precedenza percepivano questa pratica come un loro diritto di genitori che però non teneva in considerazione il diritto di privacy dei figli.
A seguito della recente pubblicazione di un video di una influencer che dialoga con la figlia all’interno della sua camera da letto, si sono rinnovate alcune considerazioni soprattutto “(…) incentrate sui rischi per i bambini e sugli effetti a lungo termine di una loro prolungata esposizione mediatica in ambienti domestici e in contesti di apparente intimità”.
Altre considerazioni riguardano “(…) la consapevolezza o meno da parte dei figli di essere ripresi, che è considerato un argomento rilevante per stabilire il grado di complicità con i genitori e di fiducia reciproca”.
Ma quello su cui le analisi del fenomeno si stanno concentrando in questi anni sono le possibili conseguenze dello sviluppo emotivo e psicologico nel lungo periodo, con il rischio concreto di una sovrapposizione di piani differenti della realtà dovuta a una difficoltà dei bambini a distinguerli.
L’esposizione continua sui social di questi bambini, secondo alcuni studi USA, potrebbe causare un disorientamento rispetto ai loro coetanei, dovuto ad una mancata consapevolezza della loro sovraesposizione mediatica. In questo modo il rischio è che su internet i figli, tramite foto e video, siano “(…) ridotti ad un oggetto di scena”, dove le immagini si sostituiscono ad una narrazione sulla genitorialità.
“Le vite dei kidfluencer – uno dei nomi attribuiti dai media ai bambini molto popolari sui social – sono anche generalmente scandite da routine quotidiane piuttosto rigide, intorno alle quali i genitori pianificano un programma di pubblicazioni. E generalmente tutti i genitori insistono sul fatto che i bambini si divertano molto”.
Secondo Leah Plunkett, docente alla Harvard Law School, il problema si configura anche nel mancato consenso che i bambini danno per le condivisioni delle loro foto, che saranno sempre presenti in rete, anche quando loro saranno grandi.
I genitori si stanno interrogando ancora troppo poco sulle conseguenze negative che queste foto potrebbero provocare in futuro, soprattutto in un contesto come quello della rete web che è in continua evoluzione e che si presta a facili speculazioni.
Se in passato le foto dei figli erano in qualche modo un patrimonio familiare, oggi con il fatto che queste foto siano di domino pubblico “(…) quali effetti avranno nelle vite di ciascuna di quelle persone: sulle loro reputazioni a scuola e sulle loro carriere professionali, ma prima ancora sulla loro «capacità di sviluppare il proprio senso di sé”, si domanda la docente?.