L'EPIDEMIA DI OVERDOSE NEGLI USA FRA MERCATO LEGALE E MERCATO ILLEGALE

data di pubblicazione:

19 Ottobre 2022

Paolo Nencini, in un articolo pubblicato sul blog di SITD, compie un’ampia analisi critica di un importante volume uscito negli USA, il cui autore è il giovane storico David Herzberg, White Market Drugs. Big Pharma and the Hidden History of Addiction in America (The University of Chicago Press, 2020). Nelle parole di Nencini, per spiegare come si sia arrivati alle dimensioni attuali del problema degli oppiacei negli USA, l’autore ricorre come linea di argomentazione a contrapporre il mercato legale (il white market) e quello illegale (che chiama unconventional market) degli stupefacenti, che a sua volta deriva dalla separazione normativa e sociale tra medicinali e droghe. Scrive Nencini: “Se l’uso di quest’ultime, in quanto attribuito ai segmenti di popolazione razzialmente ed economicamente emarginati, è stato infatti interdetto da un regime intransigentemente repressivo, la regolazione di quello dei medicinali, di cui nel sistema sanitario americano hanno a lungo beneficiato quasi esclusivamente i bianchi benestanti, è stato demandato in larghissima misura agli ordini professionali dei medici e dei farmacisti in una cornice di legislazioni statali e federali molto liberali. (…) Herzberg nota come questo stato di cose abbia subito una profonda mutazione quando, negli anni sessanta, prese piede la nozione che la prescrizione medica e la gestione del farmaco da parte del farmacista non fossero più sufficienti a garantire la protezione del consumatore-paziente e fosse necessario un più deciso intervento di organi regolatori sul white market che impedisse un consumo non necessario di medicinali. Questi interventi, oltre a limitare fortemente l’uso terapeutico degli oppiacei, certificarono l’atto di morte per innumerevoli sedativo-ipnotici e psicostimolanti che non trovarono più impieghi terapeutici che ne giustificassero l’uso. Ironia della storia questi interventi a così forte impronta dirigista presero forma nel corso della presidenza repubblicana di Richard Nixon che per ideologia avrebbe dovuto garantire la massima libertà d’azione a produttori e ordini professionali.

In meno di un decennio questa libertà d’azione fu restituita da un’altra amministrazione repubblicana, quella di Ronald Reagan, che, ricorda Herzberg, già nel 1968 aveva dichiarato che l’FDA era parte dell’incubo normativo che si stava dispiegando a Washington. Quando divenne presidente, Reagan era quindi pronto a dare ascolto a quanti si indignavano per gli impacci burocratici che ostacolavano l’approvazione di farmaci innovativi ritenuti, da una stampa compiacente, capaci di salvare la vita ad un numero iperbolico di pazienti, fino a chiedersi addirittura se era davvero necessaria l’esistenza dell’FDA. Questa campagna fece un largo uso strumentale dell’accresciuta attenzione verso la sintomatologia dolorosa che si andava diffondendo dalla clinica all’opinione pubblica, fino a denunciare le misure atte ad impedire l’uso improprio degli analgesici oppiacei come il frutto di una sorta di “oppiofobia” e a sollecitare l’uso di questi farmaci anche nel dolore non neoplastico. Fu in questo contesto che nel 1995 l’Oxycontin ottenne l’autorizzazione all’uso anche nel trattamento a lungo termine in questo tipo di dolore. Ne conseguì che, come ricorda Herzberg, nel 2001 le morti da overdose da Oxycontin erano aumentate del 400% e gl’ingressi in pronto soccorso del mille per cento.

Tuttavia nemmeno l’aggiungere la deregolamentazione alla avidità dell’industria farmaceutica è sufficiente a spiegare compiutamente il fenomeno dell’epidemia di overdose da oppiacei di prescrizione che ha colpito con tanta durezza il Nord America. Esso è infatti parte di un fenomeno più generale, come ha evidenziato uno studio che ha esaminato le ben 599,255 morti per overdose da sostanze psicotrope avvenute negli Stati Uniti tra il 1979 e il 2016 (Jalal, H. et al. Changing dynamics of the drug overdose epidemic in the United States from 1979 through 2016. Science, 2018; 361: 6408). La scoperta davvero sorprendente è stata che nel corso dei 38 anni presi in considerazione il numero delle morti è cresciuto in maniera esponenziale con una regolarità impressionante (R2: 0.99; incremento annuo del 9%), e come risultante di multiple e distinte sub-epidemie di differenti sostanze -oppiacei da prescrizione, eroina, metadone, oppiacei sintetici (fentanyl), cocaina e metanfetamina- ognuna delle quali con le sue specifiche caratteristiche demografiche e geografiche.
Su questo studio e su quelli successivi che mostrano come l’andamento esponenziale della curva sia ancora presente nel 2020, anno in cui i morti per overdose sono ammontati a oltre 80mila, si è aperto un ampio dibattito per individuare le cause di un andamento così spaventosamente regolare.”

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