IL CHEMSEX: UNA PRATICA CHE ESPONE A DIVERSI RISCHI

data di pubblicazione:

2 Agosto 2022

Sul quotidiano online Sanità Informazione , é disponibile un articolo relativo alla pratica del chemsex e alle sue origini. Il termine chemsex è stato coniato da David Stuart e “(…) nasce dalla fusione di chems, termine utilizzato per definire le sostanze stupefacenti di origine chimica e sex, sesso”.

Michele Lanza, referente del Progetto Chemsex dell’ASA, l’Associazione Solidarietà AIDS, racconta che nel 2012, quando Stuart coniò il termine le tre sostanze più usate nelle sessioni di chemsex erano essenzialmente tre: metanfetamine, GHB e catinoni. Oggi il mercato ha un’offerta molto più ampia, tanto che, racconta Lanza, in diverse città si usano differenti sostanze: a Roma viene più usata la cocaina fumata, mentre a Milano si usa di più il metilenediossipirovalerone (MDPV).
Le origini del chemsex sono inglesi, nello specifico della capitale, Londra, ma é grazie all’uso dei social che questa  pratica si è spostato negli altri paesi europei, Italia compresa.
Fin dalle origini il chemsex è stato associato alla comunità MSM (maschi che fanno sesso con maschi), ma l’uso di sostanze è anche una prerogativa dei maschi eterosessuali, che hanno però finalità più legate all’aumento delle performance sessuali, mentre sottolinea Lanza “(…) La sessualità MSM può riporre nell’erezione un ruolo meno determinante. Ci sono, poi, ragioni ancora più profonde che, negli anni, hanno spinto alla pratica del chemsex nella comunità MSM: l’uso di sostanze aiuta a ridurre l’omofobia interiorizzata e lo stigma che spesso accompagna le persone che vivono con Hiv».
A prescindere da chi usa le sostanze il rischio maggiore non è rappresentato solo dalle singole droghe, che oltre alla sfera sessuale impattano anche sul funzionamento di organi e apparati, ma sempre più spesso dai mix che vengono fatti.
Così alle chems si associa l’alcol, che nel caso delle sostanze deprimenti ne amplifica l’effetto, mentre in quelle eccitanti ne nasconde la sovra stimolazione. Secondo Lanza, per prevenire episodi negativi, e talvolta letali, è quindi  importante limitare i mix e avere sempre qualcuno che, in caso di necessità, sia in grado di chiamare i soccorsi, soprattutto in un paese come il nostro dove la”(…) di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale non è considerata reato e, dunque – conclude l’esperto – non è perseguibile”.

LINK ALL’ARTICOLO 

 

Ti potrebbe interessare anche
Precedente
Successivo