GIOVANI E FARMACI: AUMENTA L'USO IN COMBINAZIONE CON CANNABIS E ALCOL

data di pubblicazione:

31 Gennaio 2022

In un’intervista pubblicata su Repubblica, Claudio Leonardi, presidente della Società italiana patologie da dipendenza e medico presso Asl Roma 2, afferma che sarebbe in aumento, presso adolescenti e giovani, l’uso di farmaci in combinazione con le sostanze, specie cannabis e alcol. Un’altra tendenza dei consumi e delle dipendenze fra giovani che, nel suo lavoro clinico, gli appare in aumento è un uso di sostanze non fra pari, ma in solitaria. “Psicofarmaci, ansiolitici, sonniferi, antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, i farmaci oppioidi, utilizzati nella gestione del dolore che non solo lo alleviano, ma rimuovono la componente emotiva e per questo spesso usati come stupefacenti dai ragazzi: inducono euforia.

(…) Per lo sballo i ragazzi vogliono spendere poco, per questo cercano sempre sostanze nuove. Preferiscono però i farmaci alle droghe perché hanno l’illusione di poterne gestire l’uso e l’effetto. Iniziano ad usarle a 13 anni e a 16 sono già dei chimici. Fanno i mix con alcol e cannabis, se le scambiano. Soprattutto dalla loro parte è che sono legali e l’assunzione di queste pillole le considerano quasi al pari di una sbornia. Le trovano in internet o addirittura nei cassetti di casa. Si informano in rete, sanno quali assumere, come mescolare pillole e gocce per ottenere lo sballo. I genitori? Se ne rendono conto quando li chiama il pronto soccorso. Fino a quel momento pensano di poter gestire il problema da soli, ma purtroppo non è così

(…) Claudio Leonardi, dal suo osservatorio della Asl Roma 2 (una delle più grandi d’Italia, con il suo milione e 300 mila residenti: il 45% di tutta la popolazione del comune di Roma) le paure e le ansie degli adolescenti le conosce bene. Decine di famiglie che ogni mese chiedono di poter accedere ai Servizi per gli adolescenti, nome che fa meno paura, ma che gestisce anche le tossicodipendenze per gli under 18. Leonardi conosce la ricerca dei ragazzi di trovare un antidoto a quel senso di inadeguatezza che caratterizza questo periodo della vita, fondamentale per la formazione. “Sono tanti i ragazzzi che seguiamo e sono sempre di più, il più piccolo ha 13 anni, i più grandi 26-27. Ora abbiamo una lista di attesa. Come facciamo ad intercettarli? Arrivano da noi quando purtroppo finiscono in ospedale. Recuperati all’interno di un locale oppure in seguito a un incidente stradale: se l’ospedale prevede protocolli di collaborazione con strutture adeguate per la dipendenza, come accade a Roma dove c’è una rete di servizi, scatta la segnalazione, altrimenti vengono rimandati a casa. Altre volte, sono costretti ad avere colloquio con gli specialisti perché devono scontare sanzioni in seguito ad un iter giudiziario, oppure, arrivano da altri istituti sanitari dove i ragazzi sono andati accompagnati dai genitori per altre patologie e poi ci si accorge che il problema è la dipendenza da farmaci o da droghe. L’età comunque del consumo si è abbassata: iniziano a 13-14 anni”.

“Il nostro osservatorio sono le loro storie. Spesso ci raccontano di non uscire con il preciso scopo di sballarsi, ma che vengono convinti da una serie di fattori: l’accettazione da parte dei coetanei, oppure la voglia di continuare a divertirti quando il fisico non regge più e si cerca “l’aiutino”. Qualcuno per sentirsi come gli altri, arriva in discoteca con una scatola di farmaci o di pillole di droga sintetica, magari le scambia con un paio di bicchieri, oppure le rivende perché qualcuno paga il suo biglietto di entrata nel locale. Ma il problema è che oggi i ragazzi non consumano droghe o farmaci solo quando sono in gruppo, di notte o di giorno, ma le assumono anche da soli, a casa. Ti sballi nella tua camera e i tuoi genitori pensano, ‘sta solo dormendo’. Ma non c’entrano l’ansia o la depressione: la prendono perché così fanno anche gli altri o ‘perché sto meglio'”.

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