Eleonora Martini, in un articolo di bilancio della due giorni della sesta Conferenza Nazionale sulle dipendenze di Genova per il quotidiano Il Manifesto, sottolinea alcuni passi in avanti nel dibattito, sebbene solo a livello di proposte, come la depenalizzazione della coltivazione di cannabis per scopo domestico, e la revisione dei criteri tabellari per le soglie di uso giornaliero. Tuttavia, nonostante l’intervento di Walter De Benedetto a favore della cannabis terapeutica, non sono mancate le prese di distanza politiche di vari esponenti del governo e di operatori e associazioni sul tema della cannabis, così come è stato rimarcata l’assenza nel dibattito del ministro della Salute Speranza. Secondo Martini: “Sottrarre «all’azione penale la coltivazione di cannabis a scopo domestico» e la «cessione di modeste quantità per uso di gruppo»; introdurre la «finalità del profitto» per tipizzare spaccio, cessione e altri reati connessi alle droghe; «escludere l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza»; eliminare criteri tabellari per stabilire il «superamento delle soglie per uso personale»; «inserire i lavori di pubblica utilità come possibile sanzione, al posto della reclusione»; «concedere il permesso di soggiorno in prova per i detenuti stranieri, come misura da erogare al termine della pena e di durata temporanea». E, last but not least, perfino «avviare la sperimentazione dei diversi modelli di stanze del consumo».
SONO QUESTE le «proposte per le modifiche delle normative nazionali» più importanti e innovative che sono state introdotte dai sette tavoli tecnici di lavoro nella Relazione conclusiva della VI Conferenza nazionale sulle Dipendenze, ed illustrate domenica a Genova dopo due giorni fitti dove è mancata la voce proprio del ministro della Salute Roberto Speranza, che non ha inviato neppure uno scarno comunicato di saluti. Proposte, quelle avanzate dagli esperti, che rendono le conclusioni della Conferenza governativa voluta dalla ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone, dopo 12 anni di latitanza istituzionale, «un avanzamento importante nel dibattito», come ha sottolineato Riccardo De Facci, presidente del Cnca, la più grande rete di comunità terapeutiche nel settore dipendenze.
LA RICERCATRICE Sabrina Molinari del Cnr ha riassunto e illustrato gli otto temi trasversali, «toccati da tutti i tavoli di lavoro»: superamento dello stigma e modifica del linguaggio, integrazione, partecipazione, depenalizzazione, flussi informativi, valutazione dell’efficacia, formazione e aggiornamento, risorse dedicate e continue. Esiti rilevanti, ottenuti con un lavoro preparatorio della Conferenza iniziato appena pochi mesi fa ma che evidentemente si avvalgono di in un lungo percorso di studi da parte di ricercatori, esperti, operatori, magistrati, associazioni e consumatori, in Italia e nel mondo, che prosegue ormai da decenni. POCO PRIMA, nella sala del Maggior Consiglio svuotata da divise e porpore dopo le passerelle istituzionali, i partecipanti provenienti da tutta Italia hanno dedicato una standing ovation a Walter De Benedetto, l’uomo affetto da una grave forma di artrite reumatoide che non senza fatica e dolore si fatto trasportare dalla Croce rossa fin sopra la scalinata di Palazzo Ducale per testimoniare il difficile «rapporto tra medico e paziente, e tra paziente e sistema sanitario nazionale» quando si parla di farmaci cannabinoidi. De Benedetto infatti è stato assolto nell’aprile scorso dall’accusa di spaccio per aver coltivato in casa le piante di marijuana che gli erano necessarie, vista l’insufficienza di farmaci a base di cannabis a lui regolarmente prescritti.
«A che cosa serve o a chi serve la cannabis illegale, e a chi giova incarcerare qualcuno per dieci anni per aver coltivato dieci piante per se stesso?», sono le domande poste dall’uomo che ha rischiato di venire punito per l’unico sollievo trovato alla sua malattia. «Che questo mio saluto sotto forma di appello – ha concluso – serva a portare tutti gli italiani a votare per la cannabis legale al prossimo importante referendum nazionale». È STATO A QUESTO PUNTO che si è sentita finalmente la voce del ministero della Salute, ma a parlare – da Roma – è stato il sottosegretario Andrea Costa di Noi con l’Italia che ha divulgato la sua forte contrarietà «alla liberalizzazione di ogni tipo di sostanza stupefacente» e ha detto di trovare «profondamente sbagliato usare un palco come quello della Conferenza nazionale sulle dipendenze per veicolare un messaggio così ambiguo e pericoloso». E il ministro Speranza ancora tace.
Concludendo la Conferenza, alla ministra Dadone non è rimasto altro che ringraziare i tanti che, come lei, ci hanno messo «coraggio, passione ed energia» (le ha riconosciuto il sindaco di Genova, Marco Bucci). E annunciare la candidatura dell’Italia alla presidenza del Gruppo Pompidou del Consiglio d’Europa, e la riorganizzazione e il potenziamento del Dipartimento delle politiche antidroga. «Sono estremamente soddisfatta – ha detto – si è tornato a parlare in modo aperto e non pregiudizievole di dipendenze, con un approccio basato sui dati, con un dibattito intenso e anche acceso. Si è scritta una pagina di bella e buona politica. Inizia qui un nuovo viaggio, che sarà lungo e difficile, per superare le difficoltà di questi anni – ha concluso la ministra pentastellata -. Una mèta ambiziosa ma che non può essere lontana».”
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