LA GUERRA AL NARCOTRAFFICO IN MESSICO DURA DA DIECI ANNI

data di pubblicazione:

12 Gennaio 2017

narcosNello scorso dicembre, in Messico la guerra ai cartelli e alle organizzazioni del narcotraffico, iniziata sotto la presidenza di Calderon nel 2006, ha compiuto dieci anni. Più che di conflitto o di lotta, è opportuno definire con il concetto di guerra la strategia messa in atto dal governo messicano contro i cartelli della droga, dato l’impiego sistematico dell’esercito e delle forze speciali e l’altissimo numero di uccisioni, sparizioni e rapimenti.Tra il 2007 e il 2011, durante il mandato di Felipe Calderòn, che ha dato avvio all’impiego dell’esercito contro il traffico di droga, gli omicidi erano piu’ che raddoppiati, passando da 10.253 a 22.852. Dopo l’arrivo al potere nel 2012 dell’attuale Presidente Pena Nieto, gli omicidi sono diminuiti prima di ripartire in crescita fino a 17.603 tra gennaio e ottobre 2016, secondo i dati ufficiali che non precisano tuttavia quanto di questi morti siano legati al crimine organizzato. Alcune fonti quantificano in 200.000 morti e 25.000 dispersi il totale di vittime della guerra al narcotraffico. Appare molto difficile effettuare un bilancio equilibrato di quanto avvenuto. Da una parte, la strategia governativa può contare su elementi positivi, quali il ridimensionamento dei cartelli della droga, e l’arresto o l’uccisione di alcuni dei principali boss, in primis il capo dei capi “El Chapo” Guzman. Dall’altra parte, occorre ricordare i numerosi limiti della guerra al narcotraffico, come la persistenza di episodi di corruzione nelle forze di polizie, le negative conseguenze della militarizzazione della società, le critiche mosse da molte ONG al governo messicano dal punto di vista dei diritti umani.

Rispetto al grado di efficacia della strategia repressiva, nonostante i colpi subiti dai cartelli della droga e la conseguente nascita di gruppi più piccoli in lotta fra di loro per la gestione del traffico di droga, le organizzazioni di narcotraffico mantengono una notevole forza operativa, finanziaria e militare. Un articolo del Corriere della sera mostra le originali modalità con cui le organizzazioni criminali cercano di aggirare i controlli dell’esercito e della polizia di frontiera con gli USA. Viene fatto ampio uso di veicoli “clonati”, cioè di veicoli che si presentano copie verosimili di furgoni di corrieri postali, mezzi dell’esercito, pick-up di imprese di vari rami. I narcos si fanno modificare in appositi laboratori i veicoli con targhe, insegne e scritte al fine di trasportare in modo sicuro droghe, immigrati, contanti. Ciò non avviene solo in Messico, ma anche dall’altra parte del confine, negli USA: “Nel sud dell’Arizona i network che fanno affari con i gruppi messicani si sono dedicati alla messa a punto di autopattuglie, gipponi e camioncini identici a quelli in servizio con polizie, Forestale e persino Border Patrol. Lo scopo è evidente. Caricare i pacchi di marijuana arrivati dal Messico per poi portarli verso nord, in direzione delle principali arterie che conducono in California e a Est”.

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