GIOCO D'AZZARDO E PENSIERO MAGICO: IL CASO ITALIANO

data di pubblicazione:

20 Gennaio 2016

index4E’ di pochi giorni fa la notizia dell’arresto di una banda, legata al clan dei Casalesi, composta da 11 individui, accusati di gestire un giro d’affari giornaliero di 11,5 milioni di euro  attraverso la gestione diretta di 12.000 sale da gioco virtuali e illegali. E’ solo l’ultimo campanello d’allarme per un fenomeno, il gioco d’azzardo, che vede l’Italia ai primissimi posti nel mondo per giocatori, tipo di giochi, volume di scommesse. Il magazine online “Linkiesta” ha condotto un interessante approfondimento sul gioco d’azzardo, soffermandosi su una questione chiave spesso trascurata quando si parla di questo fenomeno. Nell’analizzare le ragioni di successo delle scommesse in denaro sulle varie tiologie di giochi, oltre a complessi motivi socio-economici,  spesso infatti si tralasciano le motivazioni dei giocatori. Le motivazioni e le aspettative dei giocatori si basano su una sorta di pensiero magico, che non tiene minimamente in conto la dimensione scientifica e matematica del gioco. Secondo Marco Verani, professore di matematica al Politecnico di Milano, in Italia la scarsa cultura scientifica e matematica della popolazione concorre ad attribuire una forte attrattiva al gioco d’azzardo. Se i giocatori italiani invece conoscessero le nozioni elementari del calcolo delle probabilità, probabilmente non scommetterebbero così tanto. Questo è il ragionamento di fondo di Verani, che ha creato con alcuni colleghi un progetto di educazione al gioco.

Come riporta l’articolo: “Così Verani, insieme ad alcuni colleghi professori e ricercatori, ha creato Bet on math, un progetto finanziato dal 5 per mille del Politecnico di Milano che lui stesso definisce di “matematica civile”: «Vogliamo fornire ai ragazzi, ma non solo, un percorso di insegnamento della probabilità per dar loro gli strumenti per interpretare il gioco e l’azzardo da un punto di vista razionale, non magico. Vogliamo far capire loro quanto sia facile perdere e quali siano gli errori logici attraverso cui si finisce per buttare via un sacco di soldi in macchinette e gratta e vinci, fino a diventarne dipendenti».

Una sola cosa è certa, a ben vedere: la sconfitta. Ed è questo il motivo per cui chi di mestiere fa il “banco” guadagna così tanto: «Nel lungo periodo la macchinetta, in media, ti restituisce il 75% di quello che giochi – racconta ancora Verani -. È un gioco iniquo. Tutti i giochi d’azzardo sono iniqui». Anche i gratta e vinci: «Il costo del biglietto è di 5 euro e il premio medio è 3,5 euro – continua -Se tu continui a giocare tutti i giorni, la sicurezza che hai è che per ogni 5 euro che spendi te ne tornano 3,5». “Per far comprendere questa evidenza, Verani e i suoi colleghi hanno creato un simulatore dei diversi giochi, una app per lo smartphone. Serve a dimostrare, senza perdere soldi, che con un numero alto di giocate si perde sempre: « Perché chi gioca poco, o poco alla volta, non ha la minima percezione di questo. La fortuna non esiste, nel lungo periodo. Il gioco è studiato perché alla lunga non puoi che essere sfortunato». Alla faccia del folklore, del pensiero magico e dei quadrifogli nel taschino”.

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