NUOVE O POCO CONOSCIUTE SOSTANZE NATURALI: UNO STUDIO ITALIANO

data di pubblicazione:

26 Giugno 2014

khatScopo dell’articolo, ospitato nell’ultimo numero degli Annali dell’Istituto Superiore della Sanità, è di presentare una rassegna sulle sostanze psicoattive naturali meno note al pubblico. Se infatti tutte le principali sostanze psicoattive (oppio, cannabis, coca e funghi allucinogeni) sono ormai ben conosciute per quanto concerne la loro composizione, anche dal punto di vista molecolare, i loro meccanismi d’azione e i loro effetti, negli ultimi due decenni la ricerca scientifica ha cominciato ad esplorare anche sostanze psicoattive naturali meno diffuse o poco conosciute nei paesi Occidentali, come kava, kratom, salvia divinorum e khat. In totale, secondo recenti stime, le piante con proprietà psicoattive sarebbero circa 300.

Di seguito, si elencano brevemente tre delle sostanze su cui si sofferma l’articolo. Il khat è estratto, sotto forma di foglie che vengono masticate, dalla sempreverde  Catha edulised e ha lievi effetti stimolanti. I principali principi attivi del kaht sono catinone e catina, che agiscono come psico-stimolanti, con effetti abbastanza simili alle anfetamine. La salvia divinorum ha effetti allucinogeni ed è conosciuta e usata sin dall’antichità, specie nelle culture andine, dove era usata a scopo religioso e divinatorio. Il principio psicoattivo delle foglie è il salvinorin A. Si stima che 200-250 microgrammi di pura salvinorin A abbiano l’effetto di una dose di LSD, quindi con effetti allucinogeni molto potenti, anche se gli effetti soggettivi della salvia divinorum sul consumatore sembrano differire dagli allucinogeni sintetici. Sul piano medico, alcuni studi attestano interessanti effetti analgesici e anti-infiammatiori della salvia- divinorum, che vanno però approfonditi. L’ibogaina è una radice originaria dell’Africa occidentale, ed è particolarmente utilizzata in Cameron e Gabon per le sue proprietà stimolanti e sedativo-allucinogene. Anche l’ibogaina, come il khat, viene masticato per assorbirne lentamente il principio attivo. Gli effetti della radice sono determinati in primo luogo dalla concentrazione di principio attivo: se bassi, prevalgono effetti stimolanti, se alti quelli allucinogeni. L’ibogaina è stata usata sperimentalmente per contrastare gli effetti della dipendenza di alcune sostanze, ma permangono varie criticità legate al suo utilizzo, in quanto si sono evidenziati numerosi effetti collaterali quali tremori, atassia, tossicità cardiache.

 István Ujváry, 2014, Psychoactive natural products: overview of recent developments, Annali dell’Istituto Superiore della Sanità, Vol. 50, No. 1, pp. 12-27.

Consultabile c/o CESDA.

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