QUELLA CATENA CHE NON SI… SPEZZA

data di pubblicazione:

17 Marzo 2014

facebookBirra, Vino, Vodka. Tutto, a patto che sia alcolico. Trenta secondi per buttare giù un bicchiere e poi i nomi di tre amici che devono fare la stessa cosa in 24 ore. E’ l’ultima moda pericolosa che spopola su Facebook. Una catena di Sant’Antonio figlia della tecnologia e della voglia di mettersi in mostra. Si registra tutto con un cellulare e si da in pasto alla rete, fino a che i “nominati” non visioneranno il video e faranno la stessa cosa. Chi non lo fa, oltre a far terminare il “divertimento”, deve pagare da bere a colui che lo ha sfidato. Tutto ruota intorno all’alcool, all’eccesso, alla voglia di non sentirsi inferiori. A farsi riprendere sono ragazzi e ragazze di tutte le età. C’è chi coglie il lato goliardico e beve un succo di frutta, o chi dopo un sorso ritiene superata la prova. Qualcuno invece non riesce a regolarsi e finisce sui giornali. Purtroppo molti sono giovanissimi: ragazzi dai 12 ai 16 anni che accusano dolori di stomaco e, in certi casi, finiscono addirittura all’ospedale. «È solo un gioco, non c’è niente di male. Come in tutte le cose c’è chi non riesce a controllarsi, ma sono una minoranza». A parlare è Giacomo (nome di fantasia), un baby partecipante al gioco, che spiega cosa rende così popolare il drink sul web: «Basta che lo faccia un tuo amico e la catena parte. Prima o poi qualcuno ti nomina, e a quel punto devi continuare se non vuoi pagare da bere». Ma si fa veramente tutto questo per non spendere qualche decina di euro? «La penitenza è solo uno dei motivi. Alla base c’è la voglia di non essere lo “sfigato” che interrompe il gioco». Nessuno vuole perdere, e allora tutti bevono. Mamma e papà però non possono assistere allo spettacolo, quindi si approfitta di un’uscita serale per entrare in scena. «Si acquista da bere in un locale e poi si esce all’esterno per farsi riprendere da un amico. Bastano pochi secondi -continua l’adolescente- è una cosa che si fa veloce».
Sulle piattaforme sociali intanto dilaga la polemica, tra genitori preoccupati e studenti “controcorrente” che esternano la loro preoccupazione per il fenomeno : «È una cosa assurda. Questi ragazzini non si rendono conto della gravità di quello che fanno. Il problema non è tanto l’alcool ingerito, ma la spirito fiero con cui lo fanno davanti ad una videocamera». Un rimedio per tenere sotto controllo il proprio figlio c’è, e a spiegarlo è uno studente universitario: «Consiglio ai genitori di tenere sott’occhio il profilo Facebook del proprio figlio. Tutto parte da li, e solo controllando i video pubblicati è possibile scoprire se ha già preso parte alla moda del momento». La paternità della sbronza on line non è da ricercare in Italia: «È un gioco che arriva dagli Stati Uniti. Inizialmente era da farsi obbligatoriamente con una pinta di birra. In Italia tutto è degenerato, con l’inserimento di super alcolici e dosi eccessive».

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