Arriva il 7° Libro Bianco
Presentata la settima edizione del volume promosso dalla Società della Ragione Onlus insieme a Forum Droghe, Antigone e Cnca.
Nel 2015 ci sono stati solo 45.823 ingressi totali in carcere, di cui 12.284 ex art. 73, pari al 26,80%. Rispetto a 7 anni prima si sono più che dimezzati sia gli ingressi complessivi. E poi appello contro la chiusura del Dipartimento anti-droghe: “Sarebbe la peggiore delle scelte politiche possibile”.
“Il 12 febbraio 2014 la Corte Costituzionale ha abolito la legge Fini-Giovanardi, sancendo il ritorno alla legge Iervolino-Vassalli con le modifiche introdotte con il referendum del 1993 e quelle successive introdotte dal decreto Lorenzin. Il VII° Libro Bianco indaga le conseguenze di questo cambiamento normativo, dopo 8 anni di applicazione della legge rivelatasi incostituzionale. Nella passata edizione del libro bianco sulle droghe avevamo già rilevato come la diminuzione di 9.000 detenuti avvenuta nel corso del 2014 fosse stata determinata dal calo dei detenuti per detenzione e spaccio di stupefacenti di circa 5.500 unità”. Numeri e considerazioni contenute nel 7° Libro Bianco sulle droghe promosso da La Società della Ragione Onlus insieme a Forum Droghe, Antigone e Cnca e con l’adesione di Cgil, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, Itardd, LegaCoopSociali, Lila, Associazione Luca Coscioni.
“Questo dato, seppur parziale, confermato anche dai dati 2015, evidenzia il peso sulla giustizia e sul carcere della legislazione antidroga e rende urgente la modifica radicale del Dpr 309/90 per una completa depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti compresa la coltivazione domestica di canapa, di misure alternative alla detenzione e di programmi di riduzione del danno.
La discussione su forme efficaci di regolamentazione del consumo, della produzione ed il commercio della cannabis è ormai nell’agenda della politica, sia a livello parlamentare che nella società civile”.
Gli effetti della legge sulla droga in carcere: ingressi e presenze per detenzione di sostanze stupefacenti.
Nel 2006 – anno di entrata in vigore della legge Fini-Giovanardi – i detenuti entrati in carcere per violazione dell’art. 73 (detenzione di sostanze illecite) della legge antidroga sono stati 25.399 (su un totale di 90.714 ingressi in carcere nel corso dell’anno); nel 2008 erano saliti fino a 28.865 (su 92.800). Nonostante un lieve calo di ingressi ex art. 73, il picco percentuale è stato raggiunto l’anno successivo (2009: 32,21%), ma nello stesso periodo è iniziato un trend di forte diminuzione degli ingressi complessivi, congiuntamente con un calo degli ingressi per violazione della normativa antidroga.
Nel 2015 ci sono stati solo 45.823 ingressi totali, di cui 12.284 ex art. 73, pari al 26,80%. Rispetto a 7 anni prima si sono più che dimezzati sia gli ingressi complessivi (anche grazie alle politiche deflattive che hanno seguito la sentenza Cedu nel caso Torreggiani e altri c. Italia) che quelli per violazione della normativa antidroga.
“Non si può non sottolineare – si rileva – l’effetto trainante avuto dal calo degli ingressi per violazione della normativa antidroga sulla diminuzione degli ingressi totali. Nonostante le buone occasioni sciupate dal legislatore per mettere mano al problema, la percentuale di ingressi ex art. 73 è la più bassa da 10 anni a questa parte, a testimonianza del fatto che la legge sulla droga “guida” i processi di carcerizzazione in Italia: quando la tendenza è all’incremento, è la legge sulla droga che guida la volata; quando la tendenza è al decremento, è sempre la legge sulla droga che mette il freno”.
Il peso sulla giustizia: le segnalazioni all’autorità giudiziaria per violazione della legge sulle droghe. “Come ogni anno, e come ogni altro Paese occidentale impegnato nella war on drugs, la cannabis e i suoi derivati sono le sostanze più prese di mira dal sistema proibizionista. Quasi il 50% delle segnalazioni e delle operazioni antidroga hanno avuto come oggetto i cannabinoidi, nonostante questi siano le sostanze meno dannose per i consumatori e il loro mercato sia quello in cui i consorzi criminali sono meno coinvolti. Al secondo posto troviamo la cocaina, seguita da eroina e droghe sintetiche. Queste ultime hanno visto aumentare del 54,46% le operazioni di contrasto delle forze di polizia, ma la loro quota percentuale rimane comunque nettamente minoritaria rispetto alle altre sostanze menzionate”.
La punizione in via amministrativa del mero consumo di sostanze illegali.
I soggetti segnalati al Prefetto per consumo di sostanze illecite sono significativamente diminuiti nel corso del 2015, passando da 31.272 a 27.718 (- 11,36%). In particolare, diminuiscono le segnalazioni di minori (- 68,78%). Viceversa, resta sostanzialmente stabile il numero delle segnalazioni (32.478, a fronte delle 32.450 dell’anno precedente). Resta marginale il peso della vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto (solo 151 persone vengono sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario), mentre poco meno della metà dei segnalati (14.051 su 31.272) è destinatario di sanzioni amministrative. Anche qui, a farla da padrone sono sempre i cannabinoidi, le sostanze più diffuse e più colpite dalle forme di controllo istituzionale e sanzionatorio: le persone segnalate ai prefetti per detenzione a uso personale di cannabinoidi sfiorano la soglia dell’80% delle persone segnalate.
Le misure alternative alla detenzione Infine, gli affidati in virtù della misura speciale prevista dall’Ordinamento penitenziario per le persone con problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti o da alcool, al 31.12.2015 erano 3053 sui 12.096 affidati in prova e sui 22.285 fruitori di misure alternative. “Da notare, nell’ultimo anno, un decremento degli affidamenti in prova per tossico/alcool dipendenti dalla detenzione, solo parzialmente compensato da un leggero aumento di quelli dalla libertà o in misura provvisoria”.
I consumi recenti di sostanze psicoattive illecite tra gli studenti. Rispetto alle variazioni osservate negli ultimi 15 anni, il trend dei consumi recenti di sostanze illecite (consumo nell’ultimo anno antecedente la rilevazione) ha avuto un decremento fino al 2011, per aumentare nel corso degli ultimi anni passando dal 26,6% del 2004 al 21,9% del 2011 e arrivando al 27% delle ultime rilevazioni. Il consumo recente di cannabis è diminuito costantemente dal 1999 (27%) al 2011 (21,5%), per poi registrare un lieve incremento nel corso degli ultimi anni fino a raggiungere nuovamente la prevalenza del 27% nel 2015.
Il consumo recente di cocaina ha un andamento pressoché stabile fino al 2005, con prevalenze comprese tra 3,5% e 4%; tuttavia raggiunge il valore massimo nel 2007 (4,2%) e decresce negli anni successivi per rimanere sostanzialmente invariato nell’ultimo quinquennio, con valori attorno al 2,6%. Per quanto riguarda invece le sostanze stimolanti e gli allucinogeni, i consumi mostrano andamenti simili: dopo l’aumento registrato dal 2003 al 2008, anno in cui la prevalenza per entrambe le sostanze si attesta al 3%, dal 2012 si osserva una sostanziale stabilità (per gli stimolanti attorno al 2,7%; per gli allucinogeni al 2,5%). Nell’ultimo anno, il consumo di stimolanti si mantiene stabile, mentre per gli allucinogeni si registra una leggera diminuzione (2,2%). Per quanto riguarda la prevalenza di consumo recente di eroina, dopo il progressivo decremento che ha caratterizzato il periodo 2000-2009, anni nei quali è passata dal 2,8% all’1%, si è registrata una leggera ripresa che ha portato il valore a stabilizzarsi tra l’1,1% e l’1,3% nel periodo 2010-2014, per assestarsi all’1% nel 2015
I consumi frequenti di sostanze psicoattive illecite tra gli studenti A differenza del consumo recente di sostanze psicoattive, l’andamento relativo al consumo frequente (consumo nell’ultimo mese: 20 o più volte per la cannabis, 10 o più volte per le altre sostanze) è caratterizzato da un aumento costante nel periodo che va dal 2003 (3,1%) al 2014 (4,5%), mentre nel 2015 si osserva una leggera diminuzione (4%).
Rispetto alle singole sostanze, il consumo frequente di cannabis evidenzia un progressivo aumento nell’ultimo quinquennio, passando dal 2,5% del 2011 al 3,2% nel 2013, fino al 3,7% del 2014, per poi registrare una lieve flessione nell’ultima rilevazione (3,4%). Tale tendenza sembra essere confermata anche per le altre sostanze. Il consumo frequente di cocaina passa dallo 0,3% del 2006, allo 0,5% del 2008, raggiungendo lo 0,8% nel 2014, per poi assestarsi allo 0,6% nel 2015. Il consumo frequente di allucinogeni e di stimolanti ha registrato una tendenza all’aumento sino al 2012 (0,8%), e rimanendo stabile sino al 2014; nel 2015 per entrambe le tipologie di sostanza si osserva una tendenza alla diminuzione. Anche l’eroina, seppur con prevalenze molto basse, sembra seguire il medesimo andamento: il consumo frequente di questa sostanza passa dallo 0,2% del 2006 allo 0,7% nel 2013; mentre nell’ultima rilevazione si attesta allo 0,4%
Focus sui consumatori di cannabis La cannabis è la sostanza psicoattiva illecita più diffusa in assoluto al mondo, sia nella popolazione adulta, sia in quella scolarizzata. In Italia, tra gli studenti 15-19enni, l’uso cannabis durante l’anno aumenta in corrispondenza dell’età sia tra gli studenti che tra le studentesse, con un rapporto che resta stabile nei passaggi tra le diverse età: ad ogni 2 ragazze che hanno utilizzato cannabis corrispondono 3 coetanei maschi.
Il 23% degli studenti italiani ha fatto un uso esclusivo di cannabis durante l’anno, mentre circa il 4%, oltre alla cannabis, ha consumato anche altre sostanze psicoattive illecite. Se per l’uso esclusivo di cannabis si evidenzia un lieve e costante aumento dal 2012, per il policonsumo si osserva una sostanziale stabilità negli ultimi 6 anni.
Il dipartimento va riformato, non smantellato. “Circolano – si legge nel Rapporto – di nuovo voci che vorrebbero smantellare il Dipartimento per le Politiche Anti-Droga affidandone le competenze al Ministero della Salute. Nell’anno in cui l’Italia finalmente si smarca da posizioni di retroguardia alle Nazioni unite in occasione della sessione speciale dell’Assemblea Generale affermando la necessità di promuovere approcci non ideologici e perseguire politiche che funzionino – anche sulla base di evidenze scientifiche – smantellare il DPA sarebbe la peggiore delle scelte politiche possibile. Ferma restando la necessità di definire, e sostenere pienamente, interventi di riduzione del danno, fino a quando le droghe resteranno proibite il loro “controllo” non potrà esser affidato esclusivamente al Ministero della Salute. Oggi, mentre assistiamo a un ritorno di arresti per detenzione di sostanze illecite, è quanto mai urgente ridefinire il mandato del Dipartimento – partendo dal nome – e imputargli competenze relative alle politiche pubbliche in materia di stupefacenti anche in linea con la dicitura dell’Ufficio della Nazioni unite che, per l’appunto, NON si chiama “anti-droga” ma “sulle droghe”. Inoltre, occorre dare atto al DPA di aver riaperto le sue porte al dibattito, convocando una riunione pubblica in vista della riunione delle Nazioni unite, e coinvolgendo nei suoi lavori le associazioni ascoltandone le istanze e proposte arrivando a suggerirne l’inclusione nella delegazione italiana all’ONU. Speriamo quindi che si tratti solo delle solite voci che periodicamente corrono nei corridoi dei palazzi e che non distraggano dal lavoro di queste settimane relativo alla preparazione della relazione al Parlamento che aiuti il legislatore in un momento in cui alla Camera si discute di regolamentazione legale della Cannabis e sono presenti in Parlamento proposte per una riforma organica della legislazione antidroga. La vera decisione politica che il Governo deve prendere è quella relativa alla convocazione della VI Conferenza nazionale sulle droghe – assente dal 2009 – come luogo dove poter affrontare nel merito non tanto gli aspetti burocratico-amministrativi del Dipartimento, quanto il nocciolo delle leggi e politiche da analizzare, valutare e riformare”.